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Breathe of Hope

Martedì 25 settembre alle 10, nell’aula 1 dell’edificio 4 del Policlinico, evento catanese per la Settimana mondiale della Fibrosi polmonare idiopatica
Martedì 25 settembre alle 10, nell’aula 1 dell’edificio 4 del Policlinico universitario “Gaspare Rodolico” di Catania (via Santa Sofia, 78), il prof. Carlo Vancheri, pneumologo e dirigente medico del dipartimento di Biomedicina clinica e molecolare - sezione Malattie respiratorie dell’Università di Catania, incontrerà pazienti e familiari di pazienti della fibrosi polmonare idiopatica, per rispondere a tutte quelle domande su questa grave patologia, che spesso non trovano risposte nel corso delle normali visite ambulatoriali.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Azienda ospedaliero–universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele” di Catania, in collaborazione con l’associazione Malati autoimmuni orfani e rari - Fuori dal buio (Ama), nell’ambito della Settimana mondiale della Fibrosi polmonare idiopatica Breathe of Hope che avrà luogo dal 23 al 30 settembre.

L’incontro, a cui parteciperà anche la rappresentate di Ama Roberta Mele, vuole offrire un’opportunità per far luce sui temi più sentiti e mettere in evidenza le problematiche più urgenti legate a questa malattia. Non solo una settimana celebrativa quindi, ma un momento di partecipazione collettiva per essere uniti nell’affrontare e sconfiggere questa patologia ancora orfana di attenzioni.

La fibrosi polmonare idiopatica è una forma grave di patologia interstiziale polmonare. È una malattia gravemente invalidante che colpisce pazienti adulti - l’età media dei pazienti è di 64 anni, con lieve prevalenza del sesso maschile -, nella grande maggioranza dei casi fumatori o ex fumatori. Non vi sono al momento terapie che si siano dimostrate efficaci e sicure. È una malattia “orfana”, perché soffre di una gravissima mancanza di interesse a finanziare studi volti a chiarirne eziologia, la patogenesi e il profilo clinico. La rarità, la difficile diagnosi e la mancanza di cure rendono questa malattia “orfana” anche nella routinaria pratica clinica.

(25 settembre 2012)

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