Venerdì 27 aprile alle 17, nella sede dell’Accademia Gioenia di Catania (Palazzo Gioeni, via Fragalà, 10), nuovo appuntamento con il "Caffè scientifico". La prof.ssa Giovanna Giardina condurrà la discussione sul tema Teoria della causalità e finalismo naturale in Aristotele.
Come è noto, Aristotele è il primo filosofo che applica un modello teleologico alla scienza della natura. Tale modello rappresenta per Aristotele la soluzione al fatto che in seno alla riflessione filosofico-scientifica dell’antichità si è aperta una divaricazione fra il mondo dei fenomeni (nel quale gli enti si muovono) e la riflessione razionale (secondo la quale l’essere è uno e immobile), che impedisce di fatto di fondare la fisica come scienza. Il riconoscimento del movimento fisico comporta allora la formulazione di una teoria della causalità naturale capace di spiegare come il divenire si concili con l’essere, e come sia possibile che gli enti naturali divengano sempre o per lo più allo stesso modo.
L’indagine che Aristotele compie sui modelli causali dei suoi predecessori mostra che alcuni filosofi hanno individuato solo la causa materiale e la causa efficiente, per cui possono spiegare perché le cose si muovono e mutano ma non possono spiegare che cosa le cose sono, mentre altri filosofi hanno individuato solo la causa materiale e la causa formale, per cui possono spiegare che cosa le cose sono ma non perché si muovono.
Solo la sua propria teoria della causalità – ritiene Aristotele – è in grado di dare ragione sia dell’essere che del divenire degli enti, perché in essa la causa finale svolge una funzione specifica, che è quella della determinazione e dell’orientamento che la forma, prima ancora di essere generata, esercita sulla materia. Comprendere il finalismo aristotelico significa allora inserirlo nel contesto scientifico entro il quale esso è nato e valutarne la funzione specifica all’interno di una proposta filosofico-scientifica di cui sono parte integrante anche la materia e la necessità.
(27 aprile 2012)