Domenica 31 ottobre (ore 17:30 e ore 20:45) andrà in scena al Teatro Piscator (via sassari 116) lo spettacolo Paragoni azzardati, leggere l'arte per leggere la vita di e con Pippo Franco, con Pino Cormani; musiche originali di Giuseppe Enrico Giunta.
Paragoni azzardati è uno spettacolo che mette in scena gli aspetti invisibili della pittura e che vuole rappresentare “l’arte di leggere l’arte”, cioè di rivelare i significati nascosti delle opere legati agli stili di vita dei vari artisti. In verità lo spettacolo è un viaggio all’interno di noi stessi che, attraverso la comprensione più profonda dell’arte porta fatalmente a riflettere sul senso dell’esistenza e sul valore che, solitamente, diamo alle cose, un valore diverso dalla visione della realtà che hanno gli artisti.
Due visitatori, due amici, si imbattono in una mostra, che potrebbe essere definita “Mostra dell’Anima” dove le opere del passato vengono esposte vicino a quelle opere di oggi che sembrano continuarne il discorso. Il primo dei due visitatori (Pino Cormani) è colui che si pone le domande e che rappresenta il pubblico che si trova di fronte a opere non sempre comprensibili, mentre l’altro visitatore (Pippo Franco) è colui che conosce le risposte. La selezione dei quadri esposti costituisce un percorso che attraversa quattro temi: il tempo, il simbolo, la realtà e le apparenze, quattro temi che grazie all’analisi dei tanti quadri esposti, hanno un’ apertura, uno svolgimento e una conclusione. L’osservazione dei dettagli consente di risalire per induzione all’idea originale di ogni opera.
Uno dei quadri in mostra, per esempio è “il ritratto dei coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck. Questo capolavoro della pittura fiamminga è esposto vicino a “ il collezionista in visita al museo” di Tano Festa, un pittore contemporaneo scomparso nel 1988 che, nella sua opera, raffigura, a sua volta, un dettaglio del quadro di Van Eyck. Scrive Festa nel 1966 : “ All’inizio del 1962, passando per via Due Macelli, vidi attraverso la vetrina di una libreria, la riproduzione del quadro di Van Eyck “ I coniugi Arnolfini”. Osservando il quadro mi sembrò che il vero protagonista fosse il lampadario, perfettamente immobile, come se nulla, nemmeno un forte vento potesse farlo oscillare. Questo lampadario incombe sulle figure degli Arnolfini come qualcosa che sta a misurare la durata e quindi il limite delle loro esistenze. Pensai con malinconia che gli Arnolfini sarebbero scomparsi molto prima del lampadario, che da tutta quella scena sarebbero stati i primi ad uscire, mentre gli oggetti sarebbero rimasti ancora per lungo tempo al loro posto, testimoni muti e impassibili delle loro esistenze”. Ecco come un’immagine si sedimenta nella vita fantastica di Festa e come poi riaffiora e agisce sentimentalmente chiedendo spazio, luce, una postuma salvezza. La bellezza e la forza delle immagini, la curiosità e gli aspetti simbolici delle opere apparentemente inspiegabili e l’emozione della scoperta dei significati delle opere stesse, sono gli ingredienti di questo spettacolo che vuole interpretare il nostro tempo anche attraverso un gioco ironico finale che ha il compito di significare che, in fondo, gli artisti non muoio mai.
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(31 ottobre 2010)