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Nathan il Saggio

Venerdì 22 ottobre alle 20:45, il Duomo di Catania ospita la lettura scenica del dramma di Lessing, per la regia di Lamberto Puggelli

La locandina

Venerdì 22 ottobre al Duomo di Catania (ore 20:45), avrà luogo la lettura scenica di Nathan il Saggio (Gotthold Ephraim Lessing), per la regia di Lamberto Puggelli, e con attori di spicco del panorama teatrale nazionale (tra gli altri Gianrico Tedeschi e Marianella Laszlo). Introdurranno l'Arcivescovo metropolita di Catania, Salvatore Gristina e il teologo don Pino Ruggieri.

L'evento è organizzato da Ingresso Libero, l'associazione a sostegno del Teatro d'Arte - che nell'aprile di quest'anno ha curato la rappresentazione del Siddharta di Hesse al teatro Machiavelli di Palazzo Sangiuliano -, in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania.

Si tratta della prima nazionale di un evento che verrà replicato in altre città italiane (al Duomo di Milano a gennaio, nella sinagoga di Roma a marzo) con altri attori, tra cui Giorgio Albertazzi, Ottavia Piccolo, Massimo Foschi, Glauco Mauri, Donatella Finoccharo.


LE RAGIONI DI UNA RAPPRESENTAZIONE

Chi è l’altro? E cosa ci divide da ogni individuo o popolo percepito come diverso da noi?
Oggi come ieri, oggi forse più di ieri, i conflitti che straziano i popoli della terra, mostrano la loro assurdità riascoltando le parole dell’ebreo Nathan, che tutti, tutti, cattolici e musulmani, ebrei e cristiani, dovrebbero ricordare in una profonda riflessione sulla tolleranza e sull’assurdità di ogni pretesa universalità di una religione.
La religione da elemento di aggregazione è stata trasformata in espressione di una alterità culturale e ideologica, in motivo di contrapposizione, con implicazioni di natura ideologica, politica, razziale.

Figura arcaica e misteriosa, inventata da quell’illuminista sui generis che fu Lessing, Nathan è la creatura che con la sua aspra e commovente umanità vive sulla sua pelle lo strazio della lotta di religione, per superare ogni spirito di vendetta e poter acquisire la forza morale per condannare il fanatismo, l’accecamento della ragione, l’oscurantismo. In nome dell’azione giusta e corretta, di quella fratellanza universale che è punto di partenza e utopia finale della parabola intorno a cui ruota il dramma. In nome di un sofferto e rivoluzionario umanesimo, in grado di rifondare la dignità e la grandezza dell’uomo, di un uomo consapevole: l’«uomo più saggio» di là da venire. In nome dell’amore, unico e insopprimibile anelito, permanente sofferenza e nebulosa speranza, il sentimento per cui l’uomo si perde nello spirito e il Dio si incarna. Un uomo rinnovato dalla presa di coscienza del suo valore e del suo dovere, un uomo in grado di operare secondo quei precetti che danno forza e validità al progetto utopico enunciato da Nathan e sostenuto dalla saggezza del Saladino: «basta rinunciare a offendere l’altro / basta che ognuno tolleri il vicino.»

Il teatro lessinghiano mostra in quest’opera la sua dimensione metatemporale, rivelandosi strumento di illuminazione, in grado di comunicare, attraverso paradossi e snodi metaforici propri della parabola, i principi più alti e al tempo stesso più umili e semplici dell’esistenza umana. Il cammino di conoscenza di Recha e del Templare sarà allora l’affettuosa e severa indicazione per tutti gli uomini di buona volontà.

Il lavoro sui grandi classici che indicano al nostro confuso presente percorsi di civiltà è stato un filo conduttore nelle scelte registiche di Lamberto Puggelli. In tale ricerca si inserisce il progetto per l’allestimento di questo Nathan, al di fuori dei consueti spazi e circuiti teatrali, in una prospettiva di recupero della funzione civile e sacrale della scena quale luogo di contatto vero e autentico con il pubblico per ricordare, al di là di facili e demagogici eventi, la verità della poesia. La poesia della grande arte, che è, come insegna il messaggio dell’ebreo Nathan, un’umile verità annidata nella saggezza del mestiere di vivere.

Questo grande progetto teatrale coinvolgerà istituzioni religiose, culturali e teatrali in tutta Italia e si svolgerà in chiese, sinagoghe e moschee.
La poesia è in sé sacra. E la sacralità del luogo è fondamentale per l’attuazione e la ricezione religiosa e laica di questo evento teatrale. La nuova nascita del teatro non può che avvenire ancora una volta riuniti in ecclesia con un impegno civile e religioso di una comunità che vuole crescere in un’armonia di diversità.

Intorno all’Altare, su una semplice pedana, attori diranno parole. E le parole, pesanti e lievi, nella spoglia nudità dello spazio che è storia, luce e vibrazione di un presente che si infutura risuoneranno come messaggio di tolleranza e di pace.

L’ebreo Nathan, il Sultano Saladino, il giovane Templare, le deliziose creature femminili, Recha, Daja, Sittah, il derviscio Al-Hafi, il frate Bonafides saranno interpretati tutti da grandi attori della scena italiana: anche questo segno evidente di un impegno produttivo e di una partecipazione appassionata di ogni componente che nello spettacolo vive e si dona a una comunità in ascolto.

(22 ottobre 2010)

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