Sabato 15 Maggio (ore 18) e domenica 16 Maggio (ore 18-21.30) alla Sala Lomax, Fabbricateatro e Associazione Culturale Alan Lomax presentano All'Opira. Rassegna dell'opera dei pupi di scuola catanese con i Fratelli Napoli. Si tratta del 5° appuntamento dal titolo A valli, ovvero la morte dei paladini a Roncisvalle.
La morte di Orlando e dei paladini a Roncisvalle, per il tradimento ordito da Gano di Magonza, rappresentava per il pubblico tradizionale dell’Opera dei Pupi non solo il culmine tragico dell’intero ciclo, ma soprattutto un luttuoso evento lungamente atteso e temuto. Giuseppe Pitrè, in una pagina memorabile, già notava che la Rotta di Roncisvalle era vissuta con grande commozione, come un rito sacro.
La sacralità del rito a Catania veniva reiterata per un’intera settimana: tanto durava infatti la messinscena di Roncisvalle nei teatri etnei, poiché ciascuna delle sette serate veniva segnata dalla morte di qualcuno degli eroi più amati. Astolfo e Baldovino, Grifone e Aquilante, Oliviero e Orlando che morivano a Roncisvalle non erano pupi – fantocci di una storia immaginaria rappresentata su un palcoscenico altro dal mondo degli spettatori dell’Opira. Erano invece persone reali e vere, che nel corso del ciclo cavalleresco il pubblico aveva seguito per lunghi mesi, accompagnandoli nelle loro imprese. Li avevano visti nascere, crescere e sposarsi. Avevano gioito e sofferto con loro e per loro… Non erano pupi. Erano amici che avevano insegnato la lealtà, che avevano fornito modelli ideali di comportamento ed esempi di identificazione e che adesso, morendo tra le gole di Roncisvalle, avrebbero dato l’ultimo insegnamento: essere fedele ai propri valori anche oltre la morte. Questi erano i messaggi veicolati ogni sera dagli eroi paladini nei teatri dei quartieri popolari e queste, perciò, le cause dello straziante dolore per la loro morte a Roncisvalle.
In virtù di uno strano paradosso, l’evento tragico della Valle consegnava al pubblico dell’Opira la speranza in un ordine del mondo più giusto e il compito di conservare intatti i valori del Bene contro il Male. Ciò avveniva attraverso il personaggio di Rinaldo e attraverso i molti presagi sul futuro destino di Guidone Santo, figlio di Ruggiero e Bradamante e continuatore della missione di Orlando. Anche per questo, noi, pupari nell’anno del Signore 2010, amiamo quest’episodio: ora siamo più che mai convinti che i valori culturali, artistici ed ideali dell’Opera dei Pupi catanese siano degni di essere consegnati alle nuove generazioni, così come la Durlindana di Orlando fu trasmessa a Guidone. I copioni sono elaborati da Alessandro e Fiorenzo Napoli secondo gli antichi canovacci di tradizione.
La compagnia dei fratelli Napoli viene fondata a Catania nel 1921 da Gaetano Napoli e oggi, giunta alla sua quarta generazione, senza interruzioni, rappresenta la più significativa realtà del tradizionale teatro dei pupi di tipo catanese. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte alla messinscena degli spettacoli ricoprendo con maestria i ruoli tipici dell’Opira: Italia Chiesa Napoli, parratrici; Fiorenzo, direttore artistico della compagnia, parraturi principale e maestro costruttore dei pupi; Giuseppe, capu manianti e scenografo; Salvatore, ideatore delle luci e fonico; Gaetano, parraturi; Davide, manianti e secondo parraturi; Dario, manianti e assistente di palcoscenico; Marco, manianti; Alessandro, antropologo, curatore dei testi, manianti e addetto al fabbisogno degli spettacoli; Agnese Torrisi, costumista e direttore di scena.
L’Opera dei Pupi è un particolare tipo di teatro delle marionette che si affermò stabilmente nell’Italia meridionale e soprattutto in Sicilia tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Le marionette del Settecento venivano animate dall’alto, per mezzo di una sottile asta metallica collegata alla testa attraverso uno snodo e per mezzo di più fili, che consentivano i movimenti delle braccia e delle gambe. In Sicilia, nella prima metà dell’Ottocento, un geniale artefice di cui ignoriamo il nome, escogitò gli efficaci accorgimenti tecnici che trasformarono le marionette in pupi. Egli fece in modo che l’asta di metallo per il movimento della testa non fosse più collegata ad essa tramite uno snodo, ma la attraversasse dall’interno e - cosa ben più importante - sostituì il sottile filo per l’animazione del braccio destro con la robusta asta di metallo, caratteristica del pupo siciliano. Questi nuovi espedienti tecnici consentirono di imprimere alle figure animate movimenti più rapidi, diretti e decisi, e perciò particolarmente efficaci per “imitare” sulla scena duelli e combattimenti, che tanta parte avevano nelle storie cavalleresche. Esistono in Sicilia due differenti tradizioni, o “stili”, dell’Opera dei Pupi: quella palermitana, affermatasi nella capitale e diffusa nella parte occidentale dell’isola, e quella catanese, affermatasi nella città etnea e diffusa, a grandi linee, nella parte orientale dell’isola e anche in Calabria. Le cronache raccontano che l’iniziatore dell’Opra a Catania fu don Gaetano Crimi (1807 - 1877), il quale aprì il suo primo teatro nel 1835. Le due tradizioni differiscono per dimensioni e peso dei pupi, per alcuni aspetti della meccanica e del sistema di manovra, ma soprattutto per una diversa concezione teatrale e dello spettacolo, che ha fatto sì che nel catanese si affermasse un repertorio cavalleresco ben più ampio di quello palermitano e per molti aspetti diverso.
La collaborazione tra Fabbricateatro, i fratelli Napoli e l’Associazione Culturale Alan Lomax nasce nel 2007, con la produzione di due repliche de “L’oro dei Napoli”. Da quel momento, i pupi sono tornati in varie occasioni alla sala Lomax, sia con rappresentazioni per le scuole che con spettacoli serali. Di comune accordo, il regista Elio Gimbo, i fratelli Napoli e i membri della Lomax hanno deciso di offrire al pubblico catanese una continuità nelle rappresentazioni, nel tentativo di ritornare all’Opera dei Pupi come ad un’abitudine del cittadino che si informa e si documenta sull’attitudine del potere in rapporto a chi esso rappresenta.
Info: Sala Lomax 095/2862812
(15 maggio 2010)