Sino a domenica 25 aprile alle 21 al Teatro Vitaliano Brancati, andrà in scena la commedia Classe di ferro di Aldo Nicolaj. Protagonisti sono Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio e Alessandra Cacialli, per la regia di Nicasio Anzelmo e le musiche originali di Matteo Musumeci. Si replicherà da venerdì 30 sino a domenica 2 maggio.
La prima rappresentazione italiana risale al 1974, da allora un susseguirsi di successi, per uno spettacolo, che si presenta come un' estrema ricerca di una nuova terra promessa, un protendersi verso un ricordo nostalgico di una gioventù passata e sempre rimpianta. Due anziani, Libero Bocca (Tuccio Musumeci) e Luigi La Paglia (Marcello Perracchio) nella noia giornaliera della loro esistenza di gesti e azioni ripetute oramai da anni, uniti dalla miseria della loro vita affettiva, soli e trascurati dalle loro famiglie , diventano amici dopo essersi incontrati, casualmente, nel parco, dove trascorrono le loro giornate . Seduti sulla panchina di quel parco iniziano a confidarsi nostalgie, gioie del passato e quotidiani dispiaceri, e su quella stessa panchina si incontrano e si scontrano con le loro idee e soprattutto con le loro paure, prima fra tutte quella di finire rinchiusi in un ospizio. Ed è proprio per la certezza di essere rinchiuso in un ospizio che scatta in uno, la disperazione e la ribellione, nell’altro la solidarietà per l’amico. Decidono così di fuggire con i loro risparmi creandosi mentalmente un mondo fantastico in cui la loro età non ha più confini. I loro due differenti caratteri, più schivo il primo, più socievole il secondo, elemento di scontro nel confronto inevitabile sulla visione della vita, li porta però nella difficoltà ad unirsi per lo scopo comune di ritrovare la libertà perduta. Tra i due si staglia la figura di un’anziana maestra, Ambra (Alessandra Cacialli), verso la quale indirizzano la loro misogina complicità, che amalgama e divide, in una continua provocazione, i loro discorsi diluiti nel tempo trascorso sempre seduti su quella panchina. Uno spettacolo “leggero”, tra l'ironia e l'amara comicità. Il canto di due esseri umani, a cui si aggiunge una figura femminile nella loro stessa condizione di estrema solitudine, che cercano di riscattare la propria vita, ridando dignità alle loro memorie di uomini. Le scene e i costumi sono firmati da Giuseppe Andolfo e realizzati a cura del Laboratorio di scenografia del Teatro della Città. Una produzione Teatro della Città.
Info e botteghino: tel. 095.530153
(21 aprile 2010)