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L'eredità dello zio canonico

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Da venerdì 12 a domenica 21 giugno al Cortile Platamone la commedia di Antonino Russo Giusti, messa in scena da Guglielmo Ferro, per "EstateStabile"

Da venerdì 12 a domenica 21 giugno al Cortile Platamone andrà in scena L'eredità dello zio canonico, la commedia di Antonino Russo Giusti, diretta da Guglielmo Ferro, per il cartellone di EstateStabile 2009.

La messinscena ripropone la storica versione fissata da Turi Ferro, oggi ripresa dal figlio, il regista Guglielmo Ferro, depositario di una tradizione e impegnato a tramandarla con il necessario spirito innovativo. Uno spettacolo tramandato nel tempo, immutato e sempre nuovo, come per fare un esempio L’altalena di Martoglio, sempre elaborata dal grande Turi. Una perla da offrire alla fruizione del pubblico anno dopo anno, come, tanto per fare un altro esempio, il goldoniano Arlecchino servitore di due padroni diretto da Strehler.
L’allestimento di un testo come L’eredità dello zio canonico e delle altre commedie in vernacolo investe la necessità di un passaggio generazionale di testimone anche negli interpreti, una “Compagnia di giovani”, composta di talenti autenticamente versati in questo repertorio, ma anche in quello in lingua, chiamati perciò a ricalcare le orme di maestri come Turi Ferro a Umberto Spadaro, Rosina Anselmi.
Due rami di una famiglia siciliana sono in conflitto per l’eredità di uno zio prete, ma il legittimo erede scopre che il patrimonio ha diversi vincoli e oltretutto la banca dove era custodito il capitale fallisce. Un triplice matrimonio rimette in sesto la situazione.
Tipica commedia degli equivoci con una vena grottesca insolita per l’epoca, che in alcuni momenti assume toni quasi farseschi, venne scritta da Antonino Russo Giusti intorno al 1920. Anch’essa, come quasi tutti gli altri lavori del grande autore siciliano (Il merlo maschio, tanto per citare un titolo) contemporaneo di Luigi Pirandello, appartiene al filone del cosiddetto “naturalismo comico”. Le vicende, tratte dalla vita quotidiana dei ceti popolari, venivano ingigantite nei loro aspetti più grotteschi e paradossali, mentre i personaggi, spesso, evidenziavano i lati “negativi” dell’animo umano, quali avarizia, avidità, servilismo.

(12 giugno 2009)

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