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Scupa!

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Sabato 28 febbraio (ore 20,45) e domenica 1° marzo (17,45), al Teatro comunale di Trecastagni, dieci autori siciliani interpretano le carte da gioco
Sabato 28 febbraio (ore 20,45) e domenica 1° marzo (17,45), dieci straordinari autori siciliani interpretano le carte da gioco, inventando altrettante storie, affidate alla maestria degli attori.

Tutto questo accadrà a Trecastagni (Catania), nell’ambito della rassegna del Teatro comunale, curata da Guglielmo Ferro ed Enrico Guarneri. Lo spettacolo - Scupa!- darà vita alle carte da gioco siciliane, raccontate da Giuseppe Bonaviri, Pietrangelo Buttafuoco, Andrea Camilleri, Ottavio Cappellani, Carmen Consoli, Emilio Isgrò, Micaela Miano, Angelo Scandurra, Gabriella Vergari, Stefano Vilardo. La regia è di Guglielmo Ferro.

Ad interpretare il re e la donna d’oro, l’asso di bastoni, il due di coppe, il settebello, il tre d’oro, i cavalli, saranno attori straordinari: Mariella Lo Giudice, Francesca Ferro, Valeria Panepinto, Teresa Spina, Ivonne Guglielmino, Eleonora Li Puma, Elena Scicolone, Marta Blandini, Lino De Motta, Giovanni Rizzuti, Bruno Torrisi, Aldo Toscano, Agostino Zumbo, Alfio Zappalà, Davide Giuffrida, Francesco Maria Attardi.

Uno spettacolo unico, una sorta di via crucis con dieci stazioni, una per ogni carta.

Il due di coppe di Andrea Camilleri, si definisce «…la nullità del mazzo. Quando va bene mi chiamano n’imbrugghia peri e mi confondono con un topo. Per questo non ne posso più della briscola, preferisco a Scupa, perché è un gioco più democratico… Sia ben chiaro che le mie non sono frustrazioni, è solo che mi indigno perché qualcuno m’ammacchiau l’esistenza, che possa essere stata da priula curtigghiara della donna di spade?».

Ci sono poi i cavalli di Micaela Miano: Matri chi pila! Sono polpacci da cavallerizzi cu pila lunghi come caddozza di sasizza.
«ciu rissi ai me figghi, sulu agli asi aviti a tiniri ‘a cura, picchi si incagghiati u’ re, a scupa ca motti vinni iti. Ora quattru scecchi stannu tunnannu a casa e supra iddi nuddu chhiu».

Giuseppe Bonaviri, che ha scelto di raccontare il suo re di spade, ricorda: «Mi capitava spesso, nel corso degli afosi pomeriggi estivi passati con mio zio Michele che in gioventù aveva fatto il calzolaio a Mineo e sua moglie zia Agrippina, detta Pippi, di restarmene solo a guardare meravigliato quella figura di Re con la spada fra le mani, difensore, secondo la mia immaginazione, della giustizia e della lealtà nel mondo… La mia Sicilia è stata sempre martoriata dai capricci dei tanti Re che l’hanno governata. Io invece voglio usare i miei ideali, perché questa meravigliosa isola continui a splendere nel fulgore dei suoi antichi valori e delle sue fisionomie artistiche. Da Re di spade sguainerò la mia arma luccicante nel sole, per difendere sempre la mia terra e la mia gente».

Angelo Scandurra, ha dedicato una poesia al tre d’oro: «‘U sapiti cu sugnu? D’unni vegnu?/Qual è lu me casatu? Lu me regnu?/‘Ntantu ppi dilla a femminina/rapprisentu l’abbunnanza /‘nta ogni circustanza: /sugnu sapurusu, lucenti/e tantu chinu d’oru /ca si pono fari milli tinnenti».

C’è poi il due di spade di Emilio Isgrò: «Potendo scegliere, cosa che non voglio, non avrei voluto essere l’Asso di coppe né tantu menu ‘u Tri di mazzi o àutru. Troppa responsabilità, troppa alterigia. Potendo scegliere, ma è troppo faticoso, avrei voluto essere esattamente ciò che sono. Un Due di spade che non fa politica…».

«Mi annaco, tra la sbalorditiva attenzione di don Vito Scorsone – dice l’asso di bastoni di Stefano Vilardo - Sono il finto intronato e imbranato acchiappanuvole della cittadina, ma sono l’asso di bastoni, l’incontrastato mammasantissima dell’esteso e ricco circondario. Mi chiamo don Gerlando».

Ottavio Cappellani racconta di sei donne. Si guardano in giro, si incontrano tra loro, si salutano, alcune garbatamente, altre no. Appena in scena entra un uomo, il settebello, all’inizio fanno finta di niente. Fino a quando una, con un balzo felino, prende posizione accanto a lui. E parte la corsa…

E poi il Re d’oro di Pietrangelo Buttafuoco, la ballata dedicata alla Donna di bastoni di Carmen Consoli, la Donna d’oro di Gabriella Vergari.

«Il punto di forza dello spettacolo è l’idea che sta alla base: creare una sorta di moderno "Certame Coronario", senza né vincitori né vinti, prendendo come tema le carte siciliane – spiega il regista, Guglielmo Ferro - È un’idea che mi gira in testa da almeno dieci anni. Coinvolgendo le illustri penne della nostra Isola, si sono scelte le carte più significative, quelle che portano con sé un pezzo della nostra cultura o dei nostri modi dire, per un originale percorso drammaturgico e artistico».

Ad accompagnare lo spettacolo in musica saranno I Lautari. Le scene sono di Giusi Gizzo. I costumi di Mariella Lo Giudice sono di Marella Ferrera.

INFOLINE 339 126 5701- 349 3733 541 /0957808752

(28 febbraio 2009)

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