Domenica 1 febbraio alle 17:45 e 20:45 al Teatro comunale di Trecastagni, andrà in scena Gianmarco Tognazzi con la rappresentazione de La notte più bella della mia vita di Friederich Durrematt , nell’ambito della rassegna curata dai direttori artistici Guglielmo Ferro ed Enrico Guarneri.
Lo spettacolo è tratto dal testo di Friederich Durrematt dai risvolti inquietanti: un banale incidente, l'automobile in panne, costringe Alfredo Traps (Tognazzi) - rappresentante di tessuti - ad una sosta indesiderata. Cercando aiuto trova ospitalità a casa di un vecchio giudice in compagnia di due amici, un pubblico ministero e un avvocato in pensione, che gli spiegano, con l'intento di coinvolgerlo, il loro unico passatempo: ricelebrare alcuni importanti processi storici come quello a Socrate, a Gesù e a Federico di Prussia. Tra una bottiglia di vino e l'altra, Traps si ritrova imputato in un vero e proprio processo e, in un'atmosfera sempre più inquietante, il gioco si fa realtà: il protagonista parla, si confessa, la sua vita mediocre sembra acquistare improvvisamente risvolti inaspettati. Si scopre che Traps ha effettivamente compiuto un delitto, divenendo l'amante della giovane moglie del suo principale che, avvertito anonimamente dell'accaduto dallo stesso Traps, è morto a causa di un infarto.
Il delitto è il frutto di una mente assolutamente innocente e inconsapevole: la sua cattiveria è originaria e, come tale, esente da sensi di colpa a meno che qualcuno non intervenga a fargli notare che ha compiuto un omicidio, a fare emergere i ricordi dalla nebbia di un passato neppure così tanto remoto, come hanno fatto i suoi commensali che lo hanno ospitato processandolo.
E così, raccontando le vicende della propria vita, rivelando il mistero del suo successo economico, Traps si trova di fronte alla prova della sua colpevolezza e si autoinfligge la condanna a morte che gli era stata sanzionata per gioco.
Per Dürrenmatt, quindi, siamo tutti colpevoli: il racconto ne è soltanto la dimostrazione attraverso il paradosso.
La panne, datato 1956, è uno dei romanzi brevi più significativi dello scrittore, drammaturgo e pittore svizzero. Riproposto in teatro con la sapiente regia di Armando Pugliese, assume contemporaneamente i toni cangianti del leggero, del comico, dell'angosciante, del tragico e coinvolge lo spettatore nello stesso modo in cui cattura il protagonista. Il tema dominante è il conflitto dell'individuo con un mondo intimo, mostruoso ed ignoto, comune a tutti noi.
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(01 febbraio 2009)