Da martedì 6 gennaio a domenica 1 febbraio al Teatro Verga il Teatro Stabile di Catania metterà in scena, all'interno della rassegna Tradizione e identità, Il birraio di Preston tratto dal romanzo di Andrea Camilleri. La riduzione e l'adattamento teatrale sono di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale. Le scene sono di Antonio Fiorentino; i costumi di Gemma Spina; le musiche di Massimiliano Pace; le luci di Franco Buzzanca.
Con Il birraio di Preston lo Stabile di Catania riprende e rinnova un allestimento di grande successo che al fascino del racconto camilleriano affianca l’avvincente regia di Giuseppe Dipasquale, coautore della riduzione e qui alla testa di un cast eccellente, che annovera Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Pino Micol, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe.
Un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. Sorge la necessità di inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigata perché più importante e sede della Prefettura, si intestardisce di inaugurare la stagione lirica con un melodramma di Ricci di scarso valore.
In realtà nessuno vuole la rappresentazione di quell’opera. Ma il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte, al Sublime. I circoli culturali locali si disputano allora la decisione circa la scelta del titolo da rappresentare, ma il Prefetto Bortuzzi, cavalier dottor Eugenio, fiorentino, facendosi forte della sua autorità impone la propria volontà.
Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni…
Come ormai sembra essere chiaro nello stile di Camilleri, il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé stupefacente, affabulatorio, misterioso e incantatore. Proprio come il c’era una volta dei bambini. E di un bambino si tratta: l’occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, per incontaminazione, per il suo essere “fanciullino” e il motore dell’azione. Ad esso e destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell’unica grande tragedia che incombe su Vigàta.
(06 gennaio 2009)