Martedì 2 dicembre alle 21, al Centro Zo si inaugura, all'interno del cartellone del Teatro Stabile, la rassegna teatrale Te.St. - Altro Teatro, ovvero quell’altra drammaturgia contemporanea che in un test, appunto, in una verifica continua permetta di produrre autonomamente la drammaturgia e la sperimentazione sul teatro contemporaneo, anche e soprattutto fuori dal palcoscenico, nei luoghi della città.
La prima opera in cartellone sarà Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente, di Matei Visniec, con la regia di Gianpiero Borgia. Le coreografie sono di Donatella Capraro. Gli attori sono: Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Annalisa Canfora, Christian Di Domenico, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Alessandra Barbagallo, Giorgia D’Acquisto, Salvo Disca, Liborio Natali, Elisa Novelli, Chiara Seminara. La produzione è del Teatro Stabile di Catania.
Drammaturgo, poeta e giornalista, Matei Visniec è nato nel 1956 in Romania, ora vive a Parigi dove lavora per Radio France Internationale. Nel settembre del 1987, dopo aver scritto oltre venti drammi "regolarmente" banditi dal regime, in occasione di una conferenza ha chiesto asilo politico alla Francia dove risiede da allora. Dopo la caduta del comunismo è divenuto uno degli autori più rappresentati in Romania e nell'ottobre del 1996 il Teatro Nazionale di Timisoara gli ha intitolato un festival. Le sue pièce sono state tradotte e rappresentate in oltre venti paesi del mondo. Numerosi i premi e riconoscimenti a lui conferiti da prestigiose istituzioni, quali l'Unione degli scrittori romeni (1999 e 2002), l'Accademia di Romania (1998), il Festival di Avignone (Award Avignon-off, 1995 e 1996), l'Associazione francese degli autori e compositori (1994), l'Associazione teatrale romena (1991).
Come spiegare la storia del Comunismo ai malati di mente è ambientato a Mosca nel 1953, anno della morte di Stalin. Lo strambo direttore dell'Ospedale per Malattie Mentali è convinto di aver scoperto una nuova e rivoluzionaria: raccontare ai pazienti la Storia del Comunismo. Affida la missione al poeta Yuri Petrovski. Sebbene dubbioso sull'efficacia della Storia del Comunismo intesa come Arte Terapia, Yuri obbedisce al Soviet degli scrittori. L'ospedale è un luogo sinistro e grottesco, abitato da strane figure di medici che idolatrano Stalin. Yuri giorno dopo giorno si lega ai malati e diviene sempre più dissenziente nei confronti dei dirigenti del manicomio che a loro volta diffidano di lui e lo sospettano di essere un sabotatore della rivoluzione.
L'aspetto più importante dell'opera, e sul quale si fonda la messinscena, è l'assenza di qualsivoglia tendenza moralistica. L'autore si chiede come possa succedere che la popolazione di una nazione immensa s'innamori di un'idea a tal punto da stravolgere tutti i comportamenti naturalmente e storicamente sedimentatisi nei secoli. Fenomeno che si ripete ciclicamente, ogni volta che nella storia appare un nuovo incantatore, un nuovo 'Pifferaio Magico', si chiami Hitler, Stalin, Bin Laden o Gesù Cristo. L'umanità è pronta a negarsi ed immolarsi per l'idea di mondo propugnata del nuovo trascinatore. In uno stile altamente immaginifico e ostentatamente barocco Visniec crea un mondo poetico grottesco, deformato e paradossale, ma proprio per questo iperrealista, perché paradossali e grottesche sono le forme del delirio di cui cade vittima la Comunità degli Uomini quando sposa un'ideologia.
(05 dicembre 2008)