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Nel giardino dei fiori ritrovati

Domenica 13 luglio alle 21, all'Orto Botanico spettacolo con le letture di Florilegio di poesia e il recital Oleandra porta due cuori

Domenica 13 luglio alle 21, nella fresca e accogliente cornice dell'Orto Botanico (via Antonino Longo, 19) si potrà assistere al recital Nel giardino dei fiori ritrovati. Musiche, ascolti e fruscii misteriosi.
L'iniziativa, organizzata dall'associazione culturale "Romeo Prampolini", in collaborazione con il dipartimento di Botanica dell'Università di Catania e con il Piccolo Teatro, è promossa nell'ambito delle iniziative celebrative per il 150° anniversario della fondazione dell’Orto Botanico.

L'evento prevede due momenti: lo spettacolo Florilegio di poesia - con letture di testi di Lorca, Neruda, Rilke, Palazzeschi - a cura di Alberto Orofino, Anna Passanisi e Gianni Salvo. A seguire, Oleandra porta due cuori*, di Lina Maria Ugolini, con Tiziana Bellassai e l'accompagnamento musicale dell'Ensemble di Clarinetti Càlamus diretto dal M° Carmelo Dell’Acqua, per la regia di Gianni Salvo e le musiche di Pietro Cavalieri (scene e costumi di Oriana Sessa).


 

Oleandra porta due cuori*

Tra i fiori…

Trovarsi in un giardino cinto dal cancello stregato di una notte d’estate. È una grazia ricevuta, Ave rose… per tutti noi. Parole… suoni… fruscii… complici del gioco mirabile stabilito dal fogliame, pagine lobate, aghiformi, lanceolate, appese a labili picciòli disposti a vibrare armonie segretissime qualora giungesse complice dell’ombra serale l’alito mite del vento. Ma non basta. Il giardino di questa notte impastata di stelle è un Orto botanico, ovvero un recinto ordinato dentro cui ogni incanto del mondo vegetale può essere chiamato per nome e rispondere all’appello della creazione con voce germinante e perpetua.
Vogliamo chiamare alcuni fiori stanotte, ritrovarli tra i segni smossi della scrittura cercando d’udire i bisbigli accattivanti degli stami. Udire e cercare di trascrivere ciò che i fiori sono attraverso il verbo della poesia, perché la poesia è già fiore ed il poeta sa come essere un addestrato giardiniere. Che fare allora, comporre un canestro di nuvole per riporvi un canto di nettare? Oppure intrecciare con petali ben disposti alla piega una ghirlanda per darla in ossequio al candore di una ninfa? Cingere con un serto di gelsomino il capo a una minuscola fata… Non sarebbe un’idea, sarebbe un inchino fatto da Amore stesso.
Con i tessuti serici delle guaìne vegetali abbiamo vestito – per una festa copiosa di rigogli, quella dell’anniversario della fondazione dell’Orto Botanico catanese – le voci del Piccolo Teatro. Gli attori sanno come diventare steli, come trasformare le loro braccia in rami. I loro capelli possono seguire i profili delle dune erbose, i loro pensieri incanalarsi tra la clorofilla docile e ribelle delle emozioni.

Ecco allora spuntare dal Florilegio di poesie scelte per l’occasione, i versi appena schiusi di Rainer Maria Rilke, Les roses: Rosa… tu perfetta tra le cose, all’infinito ti contieni e all’infinito ti espandi… Amo le rose epistolari… Il riposo rotondo della rosa… Santa Rosa… spargi nell’aria profumo ambiguo di santa nudità. Di Federico García Lorca, Herbarios: Il viaggiatore del tempo porta l’erbario dei sogni… Le rose prestano al cuore le loro ali… Singhiozzate rose perché siete cuore e fiori (La oracion de las rosas). Di Pablo Neruda, Ode al fiore azzurro: La tua seta tremante sotto la terra comunica col mare profondo… E poi Aldo Palazzeschi con i suoi Fiori, puttanelle allegre da marciapiede…
L’oleandro di Oleandra, cresciuto nell’isola di Trinacria tra le pietre offese dello spazio immaginario di San Pietrillo, quartiere dove tra voci vagabonde evapora tutta la malinconia del non-amore. Un albero carico di bianche forme desideranti e di tossine impure. Così il personaggio di Oleandra, la donna che porta due cuori sotto le coppe fiorite dei seni: al primo tocca il respiro, al secondo fugge un sospiro…
Fiori, alberi in bosco e piante ed erbe ed arbusti. Voi innesti memori d’alchemici amplessi, voi bocci… scrigni gelosi e caduchi, voi tronchi rugosi di pelle antica. Vi diciamo grazie... per aver dischiuso le vostre aiuole all’uomo.
Quest’uomo stanotte vuole essere a voi grato. Accogli dunque Orto florido tra i tuoi effluvi, le parole e le note soffiate in legni di musica. Assorbile giardino terrestre tra i tuoi umidi umori o se credi rubale per conto delle spore che sono il tuo fondale vivo.
Tra i fiori ecco i nostri fiori: sono per te. Recìdili Orto verdissimo con le dita delle tue radici e fattene dono.

Lina Maria Ugolini

(13 luglio 2008)

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