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Aharon Shabtai all'Università

Lunedì 12 maggio alle 18, nell'aula di via Santa Maddalena, il poeta, tra i più noti intellettuali contemporanei di lingua ebraica, incontra gli studenti

Lunedì 12 maggio, l’officina culturale South Media (circolo Arci) e l’Arci di Catania, in collaborazione con la facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania, nell’ambito delle iniziative programmate per l’Anno europeo del Dialogo Interculturale e del 60° anniversario della Nakba, promuovono un incontro con Aharon Shabtai, uno dei maggiori poeti contemporanei di lingua ebraica.
Alle 18, nell’aula di via Santa Maddalena 38\40, Aharon Shabtai, intellettuale irregolare, scandaloso, oppositore delle politiche israeliane nei territori palestinesi, presenterà Politica, raccolta di poesie scelte e primo suo libro tradotto nella nostra lingua; pubblicato da Multimedia Edizioni / Casa della poesia, con testi di Davide Mano (che ne è anche il traduttore) Egi Volterrani e Alfredo Tradardi.

Come testimonia il suo precedente J'Accuse, vincitore del premio PEN American Center, Shabtai, rifacendosi alla famosa lettera in cui Emile Zola denunciava l'antisemitismo del governo francese durante l'affare Dreyfus, riconosce al suo Paese gravissimi crimini contro l'umanità, e non abbandonando la sua fede nei valori morali della società israeliana ha scelto di non tacere e di denunciare gli atti di barbarie e di brutalità.


 

 

In tempi bui, quando uno stato costringe il suo popolo alla sottomissione, può essere il momento del poeta che non sarà messo a tacere. Le poesie coraggiose di Shabtai perforano la torbida oscurità israeliana come un raggio laser. Scrive in ebraico, ma parla a nome degli oppressi di tutto il mondo.

Tariq Ali

Non c'è nessuno come Shabtai, un erudito classicista, che scrive poesie piene di franchezza voltaica e rabbia politica. Questi versi di un patriota tradito dal suo stesso governo sono al tempo stesso attuali e senza tempo. Scritti per i giornali, essi saranno ricordati anche quando i loro referenti saranno da tempo dimenticati. Ma noi siamo abbandonati al presente, e questo è l'unico libro di poesia che dovrebbe essere letto ora.

Eliot Weinberg

(12 maggio 2008)

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