Sabato 19 aprile alle 19:30 allo spazio espositivo Behnam (via Francesco Crispi 215) si terrà il vernissage dell'artista Antonio Pilade dal titolo Ordito. La mostra, a cura di Alessandra Ferlito per Erbematte, sarà visitabile fino al 26 aprile. L'ingresso è libero.
"La trama preziosa dei tappeti percorsa da un ricamo a punto croce che buca l'ordito, lo trafigge con l'ago, e traccia una sagoma umana nella rigidità della morte. Alla morbida lana, ai colori sontuosi, Antonio Pilade aggiunge un segno che si solleva come una cicatrice, un solco sottile di sangue sbiancato".
Queste le parole con cui Alessandra Menesini ha commentato Ordito, l'inedito progetto site specific di Antonio Pilade dall'innegabile sapore documentaristico, politico-sociale. La location adibita a palcoscenico espositivo, fa da sottofondo evocativo -e semantico- ad un'opera in tre pezzi che si fa rappresentazione visiva -e sonora- di uno dei più controversi argomenti discussi dall'umanità: l'omosessualità, tema/pretesto dell'opera, che diventa l'incipit per una riflessione più ampia sulle problematiche dell'emarginazione, del pregiudizio e della violazione dei diritti umani, che vengono qui -prepotentemente- rivendicati. In nome del sacro si sono susseguite guerre terribili e non è più il caso di tacere. In nome del sacro, l'identità e la libertà dell'essere umano vengono messe in discussione. E' giunto il momento di dire le cose come stanno, senza mezzi termini, senza paura.
La storia sociale e l'attualità della cronaca si incontrano nel progetto di Antonio Pilade, che provoca lo spettatore servendosi di un linguaggio schietto e crudo; lo sottopone -prima- allo schok emotivo, per invitarlo -poi- all'ascolto e alla meditazione. Tre tappeti persiani -nei quali sono state ricamate delle sagome umane stilizzate- rivestono il pavimento della sala e ogni tappeto è corredato di un lettore mp3 che riproduce, in loop, le testimonianze audio di alcune delle personalità che, attualmente, si battono per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
Tra sacro e profano, Ordito sembra discendere dalla "corrente" narrativa che, negli anni novanta, ha riportato l'uomo al centro della scena e che ha visto esplodere la tendenza -talvolta macabra- alla rappresentazione esplicita della "crudeltà dell'uomo sull'uomo" (D. Paparoni). Ad emergere con urgenza è, ancora una volta, la necessità dell'artista di raccontare il suo tempo, per mostrarne i grandi controsensi e le profonde spaccature.
(19 aprile 2008)