Turi Ferro
Impressionante l’immedesimazione nel ruolo di Sigmund Freud offerta nel 1996 dal grande
Turi Ferro, protagonista della commedia
Il visitatore, prima rappresentazione italiana del testo di Eric Emmanuel Schmidt, affidata alla prestigiosa regia di Antonio Calenda e destinata ad una trionfale tournée nazionale. L’attore catanese è qui affiancato da un giovane e brillante
Kim Rossi Stuart, chiamato ad impersonare l’enigmatico personaggio del titolo.
Il filmato della messinscena viene proposto al pubblico quale secondo appuntamento del ciclo “Le commedie da videovedere”, un’iniziativa attraverso la quale il Teatro Stabile di Catania apre agli appassionati il prezioso archivio video delle proprie produzioni.
L’appuntamento è per
lunedì 31 marzo ore 20:30, al Teatro Musco. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Alla fine della proiezione verranno sorteggiate due copie del volume, riccamente illustrato, Turi Ferro. Il magistero dell'arte di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, edito con il patrocinio del Presidente della Provincia Regionale di Catania. Un dono agli appassionati, di cui il Teatro Stabile è grato all'Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano.
Il visitatore di Schmitt, una novità all’epoca del debutto al Verga il 28 febbraio 1996, vide in campo l’eccellenza del panorama letterario e teatrale: versione italiana di Enzo Siciliano, regia di Calenda, scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena Mannini, musiche di Andrea Centazzo; interpreti principali appunto Ferro e Rossi Stuart, in un cast in cui spiccano ancora i nomi di Sabina Vannucchi e Sergio Tardioli. Una fortunata coproduzione realizzata dall’ente teatrale catanese e da Plexus T. in collaborazione con lo Stabile del Friuli Venezia Giulia.
L’allestimento fu invero il frutto di una scelta tempestiva. In lizza con ben otto nominations al "Molière 1994", il più prestigioso premio teatrale francese, Il visitatore era stato infatti a Parigi l'evento più acclamato della stagione. Il suo autore, allora trentatreenne professore di filosofia alla seconda prova come drammaturgo, era stato salutato dalla critica d'oltralpe come "autore dell'anno": intelligenza, finezza, lucidità, senso dell'humor e amore per la parola queste alcune delle qualità a lui unanimemente riconosciute.
Scaltro e imprevedibile, come ebbe a definirlo il critico de "Le Figaro", Schmitt immagina di fare incontrare Dio e Freud, nel momento straziante in cui quest'ultimo sta per lasciare Vienna, invasa dai nazisti. È l'incontro tra un agnostico inquieto e pieno di dubbi e un Dio leggero e un po' folle.
«Ma forse – nota acutamente Antonio Calenda - si tratta solamente di un sogno, di un’illusione. Chi è infatti il misterioso visitatore, che riesce a far breccia nelle solide convinzioni del padre della psicoanalisi, a instillargli il dubbio del divino e la necessità dell'esistenza di Dio? Un pazzo, un impostore, il diavolo o Dio stesso? Certamente uno che sa dove colpire per dare prepotentemente corpo alle incertezze che si sono insinuate nella mente di Freud, nel momento in cui in Europa sta per dilagare la follia lucida e assassina del nazismo».
Aprile 1938, Vienna è occupata dai nazisti: uno di loro sta cercando di invalidare il permesso di espatrio che porterà l'ebreo Freud a salvarsi dal campo di concentramento, per morire in esilio da lì a qualche mese. Tra un'incursione e l'altra della polizia nazista, che arriverà ad arrestare la figlia di Freud, Anna, questi e il suo enigmatico ospite danno vita a un gioco emozionante e avvincente che mette a nudo l'interiorità dello scienziato, le sue paure di uomo prima ancora che di studioso.
Ecco perché poco importa chi in effetti è il misterioso visitatore del titolo: «Ogni spettatore - osserva Schmitt - a spettacolo finito, a sipario calato deciderà per conto suo, lasciando parlare il cuore o la ragione».
(31 marzo 2008)