Giovedì 20 marzo alle 20 all'Auditorium dei Bendettini, prosegue il calendario del cineforum della facoltà di Lettere e filosofia La lanterna magica - I migliori film della nostra vita, con la proiezione di Paths of Glory (Orizzonti di Gloria, 1957, 86') diretto da Stanley Kubrick. Introduce Chiara Regalbuto.
Tratto dall’omonimo romanzo di Humphrey Cobb, Orizzonti di Gloria è il primo film di Kubrick che ha per tema la guerra e la logica del militarismo. Dopo questa pellicola bisognerà aspettare ben trent’anni prima che il regista torni sull’argomento con il penultimo film della sua carriera, “Full Metal Jacket”.
La pellicola del 1957, ambientata durante la prima Guerra Mondiale, racconta l’impari lotta tra raziocinio ed ottusità, nonché idealismo e cinismo, durante il processo di alcuni soldati accusati di vigliaccheria e sottoposti a corte marziale e fucilazione.
Considerato all’unanimità un capolavoro del cinema antimilitarista, Orizzonti di Gloria racconta una storia che illustra, con una forte carica di denuncia condita anche da un astratto accento satirico-caustico, il duro schematismo ideologico all’interno di un esercito in cui valori come il sacrificio e l’onore dei soldati vengono inquinati da ambizioni personali e sentimenti di rivalsa da parte degli ufficiali.
In questa storia di un generale che fa sparare sulle proprie truppe perché non possono avanzare, e che in seguito fa fucilare tre soldati scelti a caso per "dare l'esempio", malgrado il desiderio di uniformare al massimo lo stile delle immagini, spicca egualmente una sequenza esemplare. La lunga, interminabile carrellata indietro, presa dal basso, del generale che avanza nelle trincee, per ispezionare le truppe. Un esempio mirabile di concisione e di efficacia descrittiva. Un giudizio morale espresso grazie al valore egualmente morale di uno sguardo cinematografico.
Orizzonti di Gloria è un sorprendente ed amaro apologo contro la guerra, contro l’ottusità e contro l’opportunismo degli uomini, di cui fanno sempre le spese i più deboli. Più che di antimilitarismo si tratta di fatto della tragedia dello spirito di casta, dell'egoismo della presunzione, dell'ignoranza e della crudeltà. Una formidabile lezione di umanità che nasce, come in tutto il grande cinema, dalla perizia del linguaggio cinematografico di Stanley Kubrick che proprio con questo film, nel 1957 s'imponeva come uno dei maggiori registi del nuovo cinema americano. Uno stile asciutto, dal tono documentaristico, che dona al racconto una straordinaria carica di efficacia e di verità, una tensione emotiva che nessun furore descrittivo potrebbe eguagliare.
(20 marzo 2008)