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Irio De Paula

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Giovedì 20 dicembre al Y's Jazz Club - Le Dune, il raffinato chitarrista brasiliano si esibisce in concerto. Replica venerdì 21 dicembre
Torna a Catania per due concerti - giovedì 20 e venerdì 21 dicembre al Y's Jazz Club dell'Hotel Le Dune (prenotazioni allo 0957233120 e 0957233148) - il grande chitarrista brasiliano Irio De Paula. La musica di De Paula letteralmente risplende nelle bosse, nei samba, nelle ballate, toccando ogni brano con passione e con stile raffinati, così da rendere anche le più vecchie e abusate canzoni quali "Garota de Ipanema", "Dindi", o "A' felicidade" fresche come fiori di primavera. Su tutti i brani, da quelli di Jobim e Lobo a quelli di sua composizione, egli ha impresso il marchio della sua personalità, esprimendo nei tempi più mossi, con contagiosa efficacia, la sua irrefrenabile gioia di vivere e, in quelli lenti, il suo mondo introspettivo e malinconico.
Definito dalla critica "il più affascinante dei chitarristi brasiliani", nella sua lunga carriera, (a soli sei anni già suonava alla radio di Rio in una band con i fratelli: "Os Pinguins de Bangù") ha suonato con i migliori musicisti del suo paese quali Paulo Moura, Baden Powell, Rauzinho, Dijalma Ferreira, Juarez e tanti altri ancora da Astrud Gilberto a Chico Buarque; ha effettuato numerose registrazioni, più di sessanta tra cd e lp: propri e con Sal Nistico, Steve Grossman, Dannie Richmond, Archie Shepp, Don Pullen, Ray Mantilla e tanti altri ancora.
Negli Anni 70, concluso il tour europeo con la cantante brasiliana Elza Soares (ed il noto calciatore Manè Garrincia) e dopo la partecipazione, col proprio trio, al Festival Jazz di Pescara in apertura del concerto di Ella Fitzgerald ha deciso di stabilirsi in Italia ma i legami con il Brasile non si sono mai interrotti. «I miei legami sono soprattutto con la mia famiglia, e con i miei amici. Rapporti ottimi, così come con l'ambiente musicale. Ho ancora tanti amici musicisti». Ha fatto storia il suo rapporto con Vinicius de Moraes, che lo chiamava: "Il mio figlio nero". «E' strano - racconta -, perché in Brasile, prima che venissi in Italia, i miei incontri con Vinicius non erano molto frequenti e il nostro rapporto si limitava a "Ciao, come stai?". Ma poi ci siamo incontrati in Italia, quando lui venne in tournée con Antonio Carlos Jobim e Toquinho. Ero a un loro concerto, un pomeriggio, e Toquinho mi invitò sul palco; quando Vinicius mi vide disse "Ah, mio figlio nero" e mi abbracciò con grande spontaneità. Aveva una grande umanità».

(20 dicembre 2007)

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