Giovedì 28 settembre alle 18, al Centro Universitario Teatrale di Catania, si presenta "Puritani Reloaded", una retrospettiva multimediale degli allestimenti dei “Puritani” al Teatro Massimo Bellini dal secondo dopoguerra ad oggi, organizzata nell'ambito del "Bellini International Context".
"Puritani Reloaded" intende ripercorre per immagini una storia lunga ben 132 anni, quella del legame tra l’ultima opera del Cigno catanese e il Teatro della sua città natale, inaugurato nel 1890. Frutto della collaborazione tra l’Università di Catania, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio “Bellini” di Catania, "Puritani Reloaded" è un lungo video con suoni e immagini ricavate da quando, nel 1951, è stato possibile recuperare alcune tracce di questi spettacoli.
La retrospettiva - curata da Maria Rosa De Luca, Giuseppe Montemagno e Graziella Seminara - si avvale delle ricerche iconografiche di Marco Impallomeni ed è stata realizzata grazie alla collaborazione, oltre che dell’Archivio del Teatro Massimo Bellini, anche di alcuni collezionisti privati, che hanno generosamente messo a disposizione fondi di documenti e immagini ancora inediti.
Il video sarà proiettato inoltre venerdì 29 settembre a partire dalle 18, sempre a CUT, in occasione della Notte europea della ricerca "Sharper Night Catania 2023".
È un tributo che permette di ricostruire almeno tre elementi fondamentali nella storia della ricezione dell’opera.
Il primo riguarda naturalmente i grandi artisti che hanno calcato il palcoscenico del Bellini: Maria Callas (1951), Mario Filippeschi, Virginia Zeani e Aldo Protti (1955), Anna Moffo (1960), la tournée a Monaco di Baviera con Gianni Raimondi e Gabriella Tucci, sempre nel 1960, Luciano Pavarotti, Gabriella Tucci, Aldo Protti e Ruggero Raimondi (1968), Alfredo Kraus, Adriana Maliponte, Piero Cappuccilli e ancora Raimondi, con la bacchetta di Gianandrea Gavazzeni (1972), Salvatore Fisichella e Lucia Aliberti (1982), quest’ultima presente anche nella ripresa del 1985, in occasione del 150° anniversario della morte del compositore, e ancora Chris Merritt e Katia Ricciarelli per la prima e unica proposta dell’edizione Malibran (1986), William Matteuzzi, Mariella Devia e la direzione di Richard Bonynge, per la prima edizione del Festival Belliniano (1989), ancora il duo composto da Fisichella e Aliberti nel 1994, Stefania Bonfadelli nella ripresa prevista per il secondo centenario della nascita di Bellini, nel 2001, fino alla storia più recente, con l’ultima produzione del 2015, diretta da Fabrizio Maria Carminati, con Šalva Mukeria e Laura Giordano.
L’occasione è propizia anche per cogliere l’evoluzione della riflessione sulla messinscena dell’opera belliniana. Dopo la produzione che Mario Lanfranchi cura per la consorte, Anna Moffo, nel 1960, per lunghi anni si impone infatti l’essenzialità quasi geometrica del segno scenico di Attilio Colonnello (dal 1968 al 1982), per lasciare poi il passo alla nuova impaginazione di Roberto Laganà nel 1985, e all’eleganza militaresca delle scale di grigi disegnate da Pier Luigi Pizzi (1986). Nel 1989, Sandro Sequi si affida a Giuseppe Crisolini Malatesta per rievocare i fasti della pittura romantica inglese, mentre Filippo Crivelli e Ulisse Santicchi, nel 2001, celebrano il prezioso gioco di specchi in cui si rifrangono i personaggi. Nel 2015, Francesco Esposito punta su una cifra intimistica, costruendo l’atmosfera onirica in cui vagano i personaggi.
Le immagini degli spettacoli, infine, permettono di tracciare anche una breve foto dell’attività dei fotografi di scena a Catania: Consoli, Di Blasi, Sinopoli e Orlando sono le firme di un’attività artistica che oggi ci permette di ricostruire un settantennio di spettacoli che hanno segnato la storia del teatro musicale.
(28 settembre 2023)