Lunedì 6 dicembre alle 16, nell’Auditorium del Monastero dei Benedettini, il Dipartimento di Scienze umanistiche organizza l'evento "Cancel Culture? Per un manifesto sul valore dei classici".
L'iniziativa è promossa dai docenti del Disum Giovanna Giardina (Storia della Filosofia antica), Monica Centanni (Lingua e Letteratura greca), Orazio Licandro (Diritto romano e Diritti dell'antichità), con il coordinamento organizzativo di Arianna Rotondo (Storia del Cristianesimo e delle chiese).
Prestigiosi ospiti dell'incontro sono la scrittrice Nadia Fusini, le docenti Francesca Lamberti (Università del Salento) e Giulia Sissa (University of California - Los Angeles) e il matematico Daniele Struppa, presidente della Chapman University; modera la giornalista Cinzia Dal Maso.
Dagli USA stanno arrivando in Europa le prime avvisaglie di una tempesta: cancellare i classici – i classici greci e latini, ma anche Shakespeare, le opere d’arte, e il ricco e variegato canone di testi e immagini su cui si fonda la cultura occidentale. L’attacco, come nei capitoli più bui della storia, è sferrato contro le parole e contro le immagini, ma nasce nell’alveo della nuova cultura degli studi post-coloniali e prende impulso da motivazioni valoriali indiscutibili come la sensibilizzazione contro il razzismo, le disuguaglianze e le disparità di genere. La cultura della cancellazione ha già raggiunto la sponda britannica e in alcune università i programmi sono stati già rivisti ed emendati. Ora l’ondata muove verso i Paesi e le università europee.
Per ora si è levata, con toni più o meno preoccupati, più o meno retorici, qualche voce di arroccata resistenza. Ma la "Cancel Culture" non è un fatto da guardare con distacco o superficialità: è la visione aggiornata e più subdola della lunga guerra di aggressione al sapere umanistico, ora ammantata delle istanze del "politicamente corretto" e gravida di esiti potenzialmente distruttivi. Il primo effetto è l’aggravamento della già deformata percezione dell’inutilità degli studi classici a vantaggio della superiorità – funzionale ed essenziale – delle scienze dure e professionalizzanti.
La sfida va accolta e affrontata in modo serio e costruttivo: la sensibilità culturale contemporanea deve consentirci di leggere le plurali e contraddittorie sfaccettature dei testi classici in modo ancor più attento e preciso, non già indurci a rigettare e far cadere nell’oblio le parole e le immagini che costituiscono il nostro codice culturale e che hanno prodotto nei secoli, o meglio nei millenni, anche le idee pilastro della civiltà contemporanea: democrazia e uguaglianza, libertà e giustizia.
(06 dicembre 2021)