Dal 19 aprile al 6 maggio, al Teatro Brancati di Catania, andrà in scena Il Gallo, un testo teatrale di Tullio Kezich, tratto da “Il Bell’Antonio” di Vitaliano Brancati.
La regia
è di Federico Magnano San Lio.
Nel 1955 viene pubblicato "Il bell’Antonio", considerato il più grande capolavoro della narrativa brancatiana, sia per la sua storia raccontata che viola il tabù dell’impotenza maschile, che per lo stile della sua prosa. Il protagonista di questo libro è il giovane Antonio Magnano molto amato e anche in un certo senso invidiato dagli amici a Roma, non per la sua intelligenza o astuzia, ma per la sua bellezza fisica, di una specie veramente straordinaria.
"Il Gallo", nella riduzione di Tullio Kezich, racconta la vicenda brancatiana vista però da una prospettiva diversa, ossia dal punto di vista del padre, il Gallo appunto. Il gallismo, antico tema di Brancati, incarna quella mentalità che vede nella virilità un valore assoluto e che, in realtà, nasconde sotto il fanatismo sessuale un vuoto profondo, morale e sociale.
Ambientato nella Catania tra il 1938 e il 1942, in pieno regime fascista, l’azione drammaturgica si snoda cavalcando la scissione tra appartenenza e realtà. Nella storia di Antonio, sopravvalutato dal padre con l’assenso di tutti, si intravede il momento storico relativo in cui il culto del regime e della sua autoincensazione nascondeva una realtà ben diversa.
In questo contesto la parola è protagonista ed è, attraverso il suo arzigogolare nei monologhi vittoriosi del Gallo, la vera artefice della costruzione della presunta realtà che, disgregandosi di fronte all’evidenza dei fatti in ragionamenti sempre più esasperati e surreali, rivela un vero dramma sociale dove i meccanismi d’interesse alla fine prevalgono scuotendo la Chiesa e le forze economiche.
(19 aprile 2018)