Dal 29 aprile al 6 maggio, al Teatro Del Canovaccio di Catania, andrà in scena La cosa brutta di Tobia Rossi, per la regia di Manuel Renga, all'interno della stagione teatrale di Palco Off.
E' una produzione La Memoria del Teatro di Catania.
La Cosa Brutta racconta la storia di una famiglia come tante, senza eroi e senza vincenti, l’avventura tragicomica, allo stesso tempo comunissima e straordinaria di un piccolo nucleo di essere umani che affronta il tracollo finanziario, la perdita, la paura, lo smarrimento, la tristezza soprattutto, l’indicibile tabù del dolore, della depressione, fino all’invocazione della morte come liberazione e salvezza.
Fiore e Davide, una madre e un figlio, si fanno largo impacciati tra le fronde di un bosco. L’aria è umida, farsi strada è complicato, c’è il fango e ci sono gli insetti, soprattutto ci sono le mille cose che i due non si sono mai detti, i segreti, i silenzi, le bugie piccole e grandi, i dolori taciuti, la distanza siderale che negli anni si è creata tra loro. La morte del capofamiglia, marito e padre, li ha riportati vicini.
Il funerale ha appena avuto luogo, ben presto scopriamo che si trovano in quel boschetto perché proprio lì è fuggita Martina, la figlia minore, mentalmente ritardata, sconvolta dalla scomparsa del papà, che è sgattaiolata fuori di casa nel cuore della notte e si è gettata nel bosco buio, inspiegabilmente armata di un fucile.
Fiore e Davide, nella loro goffa e faticosa avanzata tra felci e arbusti, disseppelliscono ricordi, affrontano fantasmi, si rivelano a vicenda, fino a che la madre non racconta al figlio una verità oscena: il padre, che da tempo soffriva di una segreta depressione, si è tolto la vita.
Questa storia così intima e privata è adagiata sul manto muschiato della favola nera, con atmosfere che rimandano ai fratelli Grimm e ai racconti di Hoffman, un incubo lungo una notte popolato da esseri umani, animali, forse anche mostri.
Il bosco notturno si fa scenario rituale della reviviscenza di un’epopea famigliare, i sentieri accidentati e inospitali della foresta si fanno simbolo delle zone inesplorate del sé, delicate, pericolose. L’ambiente perfetto per raccontare queste creature imperfette, incomplete, irrisolte e bellissime.
(28 aprile 2018)