Da mercoledì 22 a domenica 26 aprile (ore 21 - domenica ore 18), al Teatro del Canovaccio di Catania, andrà in scena In Petra ovvero L’Imprudenza o Lu mastru Staci di Domenico Tempio, nell’allestimento di Nino Romeo.
E' una ProduzioneCTS Centro Teatrale Siciliano in collaborazione con Teatro del Canovaccio. Il nucleo centrale di questo spettacolo è costituito dal poemetto di Domenico Tempio L’imprudenza o lu Mastru Staci che narra dell’enorme membro del materassaio Mastru Staci di cui si invaghisce Donna Petronilla per il racconto che a lei ne fa l’imprudente marito Don Codicillu, notaio.
Pur mantenendo la prorompente vis comica e narrativa, oltre che il portato ritmico e immaginifico della versificazione - senza trascurare, peraltro, la carica morale di Tempio che si esprime attraverso l’ironia feroce e il gusto per il grottesco - lo spettacolo rivive il poema come una partitura della memoria: memoria mai univoca ma cangiante, a volte in contraddizione con se stessa: memoria letteraria o frutto di esperienze; traslata attraverso i racconti diretti; memoria che si confronta con l’attuale o che si autorappresenta; frenetica o indolente, vagheggiante o irritata; memoria di immagini e di suoni che il tempo ha costruito e sedimentato; memoria della memoria.
E se il luogo della consistenza di questa memoria plurivoca è Catania, l’allocazione d’obbligo è la parte barocca della città; un barocco tipico, settecentesco per necessità, confinante più col secolo dei lumi che con quello precedente -e di questa tensione verso istanze progressive e rivoluzionarie Domenico Tempio è testimone e cantore-. Così, nello spettacolo, trovano spazio alcuni segni di questa memoria, rivissuti in termini di contemporaneità: il racconto è scandito da giovani musicisti che battono, in accordo o in opposizione ritmica, su bàsole di pietra lavica, screziato e contrappuntato anche da vanniate (le voci di richiamo dei venditori ambulanti) rese da un coro.
I suoni concreti orchestrati da Franco Lazzaro, frammisti a schegge musicali di sua composizione, rendono concrete le figure del coro vanniante e degli scalpellini/musicisti, che Nino Romeo fa muovere come ambulanti della memoria nella scena concepita da Gabriele Pizzuto, astrazione di una corte barocca.
(22 aprile 2015)