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Una solitudine troppo rumorosa

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Dal 17 al 26 aprile, al Teatro Musco, in scena spettacolo di Filippo Arriva, tratto dal racconto di Bohumil Hrabal. Una produzione Teatro Stabile di Catania

Dal 17 al 26 aprile, al Teatro Musco, andrà in scena Una solitudine troppo rumorosa di Filippo Arriva, liberamente tratto dal racconto omonimo di Bohumil Hrabal.

Con: Vitalba Andrea, Luca Iacono, Plinio Milazzo, Stefano Onofri, Ludovica Calabrese, Pietro Casano, Marta Cirello, Lorenza Denaro, Luciano Fioretto, Valeria La Bua. E' una produzione Teatro Stabile di Catania.

Il mondo di Hanta è un luogo di mezzo, tra il sopra della realtà brutale, opprimente e ripetitiva e quello di sotto, delle fogne popolate da schiere di topi che lottano tra loro per la sopravvivenza e il dominio. Il piccolo omino, dallo sguardo puro e innocente, ma anche, a suo modo, forte e pervicace, è un operaio addetto allo smaltimento di rifiuti: carta, stracci, oggetti d'ogni tipo e libri. Ammucchia tutto nella sua macchina pressatrice e li compone in balle che verranno poi smaltite altrove. In questa routine, altrimenti alienante, Hanta riesce, grazie ai libri che nel corso degli anni ha scovato e letto ,e che lo hanno reso istruito contro la sua volontà, a costruire ed inventare un mondo altro, popolato da un'umanità rifiutata, ma estremamente vitale, allegra e bizzarra ma profonda, trasfusa di poesia e speranza.

Lui è il loro amico, il loro punto di riferimento, forse anche il loro fantasmatico creatore, chissà. Sono zingari ridanciani e dignitosi, raschiafogne d'istruzione universitaria, giornalisti che scrivono sempre lo stesso articolo, ma anche scrittori, filosofi, divinità, che dal passato, attraverso l'immaginazione del piccolo pressatore rivivono, parlano, spiazzano, giocano con lui una raffinata danza d'intelletto e fantasia. Ecco, questa è la straordinaria solitudine troppo rumorosa, un chapliniano mondo che si anima di suoni, gesti, azioni, che tentano o s'illudono di sovvertire il mondo banale e omologante, creandone altri, più imperfetti, ma più vitali, più umani.

La missione di Hanta è quella di rimandare nel mondo ciò che è stato gettato via, rifiutato, invece trasformato, reso mezzo di bellezza e poesia. In ogni balla di scarti pressati pone un cuore pulsante di pensieri e parole, un libro, proprio quello giusto quello che in quel momento è il più adatto; e d'intorno l'abbellisce incollandogli stampe di pittori famosi. Rende lo scarto, un pregiato oggetto, da vedere, scoprire, leggere, sentire. Qualcosa d'inimmaginabile, senza la sua opera. Da trentacinque anni, Hanta compie il suo lavoro di creatore di bellezza da ciò che il mondo butta via.

(17 aprile 2015)

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