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Nastienka e il Cantore

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Venerdì 27, sabato 28 febbraio (alle 21) e domenica 1 marzo (alle 17:30), al Teatro Musco di Catania, in scena spettacolo di Gioacchino Palumbo, liberamente tratto da un racconto di Rainer Maria Rilke

Venerdì 27, sabato 28 febbraio (alle 21) e domenica 1 marzo (alle 17:30), al Teatro Musco di Catania, andrà in scena Nastienka e il Cantore, di Gioacchino Palumbo, liberamente tratto da un racconto di Rainer Maria Rilke, per il cartellone del Teatro Stabile.

Questo progetto scenico nasce da una lettura, quasi una folgorazione, di un breve, commovente racconto di Rilke intitolato "Come il vecchio Timoteo morì cantando". Il racconto fu scritto in pochi giorni, subito dopo un viaggio in Russia in compagnia di Lou Andreas Salomé, una donna che aveva fortemente segnato la vita artistica di Rilke e fa parte di una raccolta, "Le storie del Buon Dio", pubblicata nel 1900, quando Rilke aveva venticinque anni. Dodici storie, dodici come le costellazioni, e i mesi dell’anno, e gli apostoli, su un Dio di bambini e di poveri, che a volte crea dormendo, e che si adombra quando gli attribuiscono una onnipotenza che lui sa di non possedere.

Il tema del sacro e della trasmissione di saperi tradizionali ed esoterici affiora in modo tangibile in tutto il racconto. La Russia di allora appariva al poeta praghese la terra "che confina con Dio", un paese di grandi tensioni spirituali e di affascinanti tradizioni. Come quelle dei cantori girovaghi, eredi di canti antichissimi attraverso i quali venivano trasmesse storie che erano raccontate a viva voce e che "erravano di bocca in bocca" sin dai tempi remoti. Per queste storie, non ancora sepolte nei libri, Rilke prova una dichiarata e consapevole nostalgia.

Lo spettacolo è basato su una scrittura scenica che fa sua la ricerca di essenzialità e di apparente semplicità di personaggi e scenari caratteristica dello stile e dei contenuti di Rainer Maria Rilke. La narrazione scenica, su cui si innestano i canti eseguiti dal vivo, è ambientata in una Russia senza tempo.

Il cantore Timotej del racconto è un aedo solenne e ieratico come Omero, che vive in una Russia cristiana senza tempo.Uno “ story-teller”, un narratore. E le narrazioni dei cantori, degli aedi, costituiscono, insieme ai rituali, segreti e non, una delle due grandi “radici” del teatro, il millenario serbatoio di racconti, leggende, miti che creano una immensa tessitura di riflessioni sulle “domande ultime”, sul senso della vita dell’uomo, sull’insondabile mistero dell’essere, sulla finitudine e l’ eternità smisurata: rito e narrazioni, le origini del teatro.

(27 febbraio 2015)

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