L’Università di Catania accoglie il poeta del “Popolo del Blues”: un eccezionale appuntamento quello di mercoledì 28 novembre alle 21, nell’Auditorium del Monastero dei Benedettini con l’Amiri Baraka Speech Quartet.
Due delle voci più importanti e coraggiose della controcultura americana e del panorama poetico internazionale, accompagnate da due dei più grandi musicisti della tradizione blues: lo straordinario, e ormai avvolto nel mito, Amiri Baraka (al secolo LeRoi Jones) e sua moglie Amina Baraka reciteranno alcuni versi sulle note del pianista Dave Burrel e del bassista William Parker. L’incontro, a ingresso libero, è organizzato da Circuiti culturali, facoltà di Lingue e letterature straniere, Dottorato di ricerca in Studi inglesi e anglo-americani, in collaborazione l'Associazione musicale etnea e con l'associazione Leggerete.
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«Il nero in quanto non americano» sono queste le prime parole de "Il popolo del blues", saggio «sulla musica nera nell’America bianca», il libro uscito nel 1963 che rivelò a livello internazionale l’allora ventinovenne LeRoi Jones e che rimane un classico essenziale per capire la storia socio-culturale degli Usa.
Prima di allora pochi erano stati capaci di vedere nel jazz anche una resistenza, di dare a quella musica un valore politico. A oltre quarant’anni LeRoi Jones è vivo e in gran forma eppure non esiste più. Per successive mutazioni è diventato Amiri Baraka. «Nominare è il primo modo per fare esistere» ricorda un proverbio africano, e lui, uccidendo Jones (nome da schiavi), è rinato africano e continua a terremotare cultura e politica degli Usa.
Si era messo a proclamare orgogliosamente di essere «sempre più nero», anche quando star di primissimo piano, come Michael Jackson, preferivano sbiancarsi chimicamente e politicamente. La sua attività creativa si è quindi intrecciata con la fondazione della casa editrice “Totem Press”, attraverso la quale ha svolto un’attività pionieristica nella pubblicazione dei testi di Allen Ginsberg, Jack Kerouac e altri autori della Beat Generation. Ma la musica black (blues, jazz fino al rap) resta il riferimento decisivo per questo prolifico poeta da lettura pubblica, incantatore di folle, mago di voci fino al punto da sembrare un ventriloquo.
Jones-Baraka è anche "uno straordinario poligrafo", capace cioè di tutti i generi letterari senza alcuna distinzione, dalla poesia al teatro, dalla sociologia alla storia, alla fiction. Questo suo essere un "interdisciplinare" assoluto lo rende poco etichettabile: un corpo-voce che senza tregua strapazza e maledice il razzismo e la «sconcia gerarchia del denaro... finché il tempo, questa follia bianca, scomparirà», rivendicando il ritorno negli Usa di oggi del griot africano, una antica-nuova specie di narratore della comunità.
A seguire, sempre all’Auditorium dei Benedettini, per la rassegna “Altro Giezz” si esibiranno il polistrumentista Amy Denio in duo con il percussionista Giorgio Rizzo.
Ingresso libero fino a disponibilità dei posti in sala.
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Nato nel 1934, a Newark, New Jersey, Amiri Baraka èautore di più di 40 libri di saggi, poesia, teatro, storia della musica e critica, Baraka è un poeta icona che ha recitato poesia e fatto lezioni su temi politici e culturali in tutti gli Stati Uniti, nei Caraibi, in Africa e in Europa.
Con un’influenza sul suo lavoro che varia da matrici musicali quali Ornette Coleman, John Coltrane, Thelonious Monk e Sun Ra fino alla Rivoluzione Cubana, Malcom X e i movimenti rivoluzionari mondiali, Baraka è noto come fondatore del Black Art Movement ad Harlem negli anni ’60 che divenne l’impronta virtuale per la nuova estetica della scena americana.
Il suo libro d’esordio, Preface to a Twenty-Volume Suicide Note (Prefazione a una nota suicida in venti volumi) è del 1961. Il suo lavoro pubblicato e rappresentato, come ad esempio l'ormai mitico studio del 1963 sulla musica afro-americana, Blues People (Il popolo del blues, Shake Edizioni) e il dramma Dutchman and the Slave (1963), hanno praticamente costituito “il corollario culturale del nazionalismo nero” e dell’ambiente rivoluzionario americano.
Nel 1965, a seguito dell’assassinio di Malcom X, diede una svolta radicale alla sua vita, rompendo il primo matrimonio e trasferendosi ad Harlem dove fondò il Black Arts repertory Theatre. Nel 1967 sposò la poetessa afroamericana Sylvia Robinson (Amina Baraka) e nel 1968 divenne musulmano e prese il nome Amiri Baraka mettendosi a capo della sua organizzazione musulmana Kawaida come imamu (leader spirituale), un titolo che abbandonò negli anni Settanta avvicinandosi alla filosofia marxista.
Tra i titoli pubblicati in seguito Selected Poetry of Amiri Baraka/LeRoi Jones (1979), The Music (1987), un’affascinante raccolta di poesie e monografie su jazz e blues di cui sono autori Baraka e sua moglie Amina e The Essence of Reparations (2003), ovvero la prima raccolta di saggi pubblicata in forma di libro che esplora in modo radicale quello che rappresenterà una svolta nel movimento dei Neri nel ventunesimo secolo, per quanto riguarda temi quali razzismo, oppressione nazionale, colonialismo, neo-colonialismo, autodeterminazione, e liberazione nazionale e umana, dei quali Baraka si è a lungo occupato in maniera sia creativa che critica. È stato detto che Baraka è impegnato nella lotta per la giustizia sociale come nessun altro scrittore in America.
Ha insegnato a Yale, Columbia, e alla State University di New York a Stony Brook.
Baraka vive a Newark con sua moglie Amina, hanno cinque figli e insieme dirigono il word-music ensemble, “Blue Ark: The Word Ship” e co-dirigono “Kimako’s Blues People”, l’artspace ospitato nel loro teatro da circa quindici anni. I suoi premi e onorificenze includono un Obie, l’American Academy of Arts & Letters Award, il James Weldon Johnson Medal per il suo contributo alle arti, Rockefeller Foundation and National Endowment for the Arts grants, Professor Emeritus alla State University di New York a Stony Brook, e Poet Laureate del New Jersey.
(28 novembre 2007)