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L’altra metà dei diritti | Voci dalla tratta

Venerdì 9 novembre alle 17, all’Oratorio Santa Teresa della facoltà di Lingue di Ragusa Isoke Aikpitanyi incontra gli studenti sull'emancipazione dallo sfruttamento sessuale

Isoke Aikpitanyi
La terribile vicenda di Isoke Aikpitanyi, vittima nigeriana della tratta a fini di sfruttamento sessuale ma che ha trovato la forza di emanciparsi, sarà il tema dell’incontro L’altra metà dei diritti – Voci dalla tratta, in programma per venerdì 9 novembre, alle 17 all’Oratorio Santa Teresa, facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania, sede decentrata di Ragusa Ibla.

Sarà presentata la storia di Isoke Aikpitanyi raccontata dalla giornalista Laura Maragnani nel libro-inchiesta Le ragazze di Benin City. La tratta delle nuove schiave dalla Nigeria ai marciapiedi d’Italia, edita da Melampo. Il libro pone all’attenzione dell’opinione pubblica la drammatica piaga della compravendita degli esseri umani partendo dalla prospettiva delle vittime.
Dopo le testimonianze delle autrici del libro, interverranno il prof. Salvatore Aleo, direttore del Dipartimento Studi politici (facoltà di Scienze politiche), con un intervento su "Convenzione di Palermo e la criminalità transnazionale". Seguirà l'intervento dell'avv. Bartolo Iacono, membro della giunta dell’Unione Camere Penali Italiane su "Diritti e sicurezza pubblica:le ultime prospettive legislative"; e infine Stefano Pratesi, vicepresidente Amnesty International - Sezione Italiana e docente di "Legislazione europea dell’immigrazione" a Ragusa con una relazione su "La campagna mai più violenza sulle donne".


LE RAGAZZE DI BENIN CITY di Laura Maragnani e Isoke Aikpitanyi

Il libro è nato dalla strettissima e felice collaborazione tra Laura Maragnani, giornalista di Panorama, già fortunata autrice di “Nero Padano”, che si occupa da sempre di diritti civili, emarginazione e minoranze, e Isoke Aikpitanyi, che ha vissuto sulla sua pelle la schiavitù della tratta e che oggi sta creando la prima casa di accoglienza per le ragazze nigeriane di strada.

“La prima volta che vai sulla strada per lavorare sei nel panico. Io ricordo la strada. Ricordo il marciapiede. Ricordo la mia vergogna di stare lì, con dei vestiti assurdi. E l’attesa. Ricordo l’attesa che qualcuno arrivasse e mi facesse un segno dal finestrino abbassato, che dicesse vieni, che dicesse quanto. Ricordo ancora la voce dei primi che mi hanno chiamato, e la mia voce che rispondeva no, no, no”.

Ma “Le ragazze di Benin City” non racconta solo la storia di Isoke, ma quella sempre uguale e sempre diversa di tante tra quelle ragazze bellissime, nere, statuarie che arrivano in Europa attratte da una promessa di lavoro e poi finiscono a “sbattere” sui marciapiedi, costrette a pagare un debito interminabile.

Il libro punta il dito su questa realtà terrificante, svela la vita incredibilmente crudele che le ragazze sopportano, sempre su “quei tacchi ridicoli e la carne di fuori”. Ma non tutte sopravvivono, e chi ci riesce lo fa ad un prezzo altissimo: “più alto del marciapiede e delle botte, dell’umiliazione e della solitudine e della vergogna: sono vive perché accettano l'inaccettabile. Sono state zitte quando hanno detto loro di tacere, e mentito quando c'era da mentire. Hanno visto le amiche sanguinare a morte, e non sono andate alla polizia per paura o per viltà”.

(09 novembre 2007)

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