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Fedra

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Venerdì 22 (ore 21) e domenica 24 marzo (ore 18), alla Sala Lomax di Catania, in scena spettacolo di Ghiannis Ritsos

Venerdì 22 (ore 21) e domenica 24 marzo (ore 18), alla Sala Lomax di Catania, per la prima stagione teatrale "Scena Nuda", sarà presentato Fedra di Ghiannis Ritsos (trad. di Nicola Crocetti) con Elisabetta Carta e la regia di Fulvio Raro.

Raro e vertiginoso testo, questo, di Ghiannis Ritsos. Un eros sublime, una passione leggendaria. Questa Fedra di fascino sereno che fuma e passeggia con in mente presagi operistici non fa arrivare ad Ippolito il suo messaggio per interposta persona ma glielo canta in faccia, secondo un procedimento consueto in Ritsos che sempre immagina uno spettatore muto agli sfoghi dei suoi protagonisti. La passione di Fedra è raccontata dall'autore con un crescendo di intensità fino a rompere gli argini nel tumulto del sangue e del desiderio che strazia le carni e intorbida l'intelletto. Forse mai si è scritta una più scoperta e dolente confessione di donna ad un uomo insensibile, muto, presente, ma di fatto, in ogni senso, assente. L'antica Grecia zampilla calda e tumultuosa in questo testo odierno che guarda al passato e ne mostra la tempestosa immanenza nel tempo. È un lungo canto d'amore, ricordo dell'abbandono e necessità di nascondere al mondo la propria felicità, e indossare quella maschera di gesso che la vita d'ogni giorno richiede. E la vita può essere stupida in questa bella notte e, dopo avere congedato Ippolito, gli orologi non avranno più lancette, nulla sarà più nulla e la vita, il vivere, finisce. (Fulvio D'Angelo)

"Fedra" di Ghiannis Ritsos, fa parte di un gruppo di poemetti che il grande poeta greco contemporaneo, leggendario autore di liriche e morto esule in Francia pochi anni fa, aveva dedicato ai miti greci. Candidato più volte al Nobèl, Ritsos, ha riscritto alcuni di questi miti, tra cui Elena, Crisotemi e Oreste, in chiave moderna, sublimando e fondendo in versi, una storia di repressione e depressione, usando parabole abbaglianti, sigle della memoria, in cui qualunque uomo d'oggi può ritrovare le proprie ansie o le proprie speranze perdute. In particolare Fedra, la cui passione cieca per il figliastro Ippolito è stata voluta dagli dei e quindi subita, fa una scoperta e dolente confessione a volte anche autoironica, all'uomo, insensibile, muto, presente, ma, di fatto assente. In questo testo l'antica Grecia vive ancora calda e tempestosa e il passato ritorna e si mostra, tumultuosamente e immanente nel tempo.

Infolomax: 095 - 2862812

(22 marzo 2013)

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