Da venerdì 1 a domenica 10 marzo, al Teatro Musco di Catania, va in scena Alla Meta, il capolavoro di Thomas Bernhard per la regia di Walter Pagliaro, con Micaela Esdra e Rita Abela.
Alla meta è una creazione pessimistica e amaramente ironica. Una madre ossessiona e investe verbalmente la figlia mentre preparano, con rito maniacale, i bagagli per l'annuale villeggiatura al mare. C'è però una variante che genera agitazione: l'imminente arrivo di un compagno di viaggio, un drammaturgo da poco e superficialmente conosciuto.
Questa è la situazione - come spiega Walter Pagliaro -, abbastanza normale, su cui Bernhard costruisce la sua formidabile commedia dell'anormalità. Le due donne vivono, in realtà, un ambiguo rapporto familiare. La madre, discendente da una famiglia circense, aveva sposato un ricco industriale, da cui aveva avuto due figli: uno dal volto prematuramente senile, morto molto presto, l'altra vagamente ritardata, con cui vive anche dopo la morte del marito. La famiglia sembra avere tutte le caratteristiche di singolarità e anormalità, tipiche di molte dinastie circensi, in cui l'irregolarità, forse anche la mostruosità, diventano naturalmente qualità spettacolari. In effetti, seduta al centro della scena, la madre si comporta con la figlia come un dispotico domatore. Il climax sale, fino a tradursi in un'esperienza fisica con la parola teatrale.
La madre parla incessantemente, quasi sfidando le sue capacità polmonari: una performance vocale degna di un giocoliere. La figlia è la sua spalla, l'irrinunciabile partner senza il quale il numero non sarebbe più possibile. L'arrivo dello scrittore per cui la figlia sembra avere simpatia, potrebbe vanificare la perfezione del loro esercizio.
(01 marzo 2013)