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Il positivismo italiano: una questione chiusa?

Martedì 11 settembre alle 9, nell'aula magna del Palazzo centrale, si inaugura il congresso organizzato dal Dipartimento di Processi formativi. Fino a venerdì 14

Si inaugura martedì 11 settembre alle 9, nell'aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania, il congresso internazionale Il positivismo italiano: una questione chiusa?, organizzato dal Dipartimento di Processi formativi.
Dopo i saluti del rettore Antonino Recca, dell’assessore regionale ai Beni culturali Nicola Leanza, dell’assessore provinciale alle Politiche scolastiche Margherita Ferro, dei presidi delle facoltà di Scienze della Formazione, Febronia Elia, e Lettere e filosofia, Enrico Iachello, e del presidente nazionale della Società Filosofica Italiana Stefano Poggi, si aprirà la prima sessione di lavori presieduta dal prof. Francesco Coniglione. Tra i relatori ci saranno i docenti Giuseppe Cacciatore, dell’Università di Napoli “Federico II”, Paolo Parrini dell’Università di Firenze, Piero Di Giovanni, Università di Palermo. Il convegno proseguirà anche nel pomeriggio, sempre al Palazzo centrale, nei giorni successivi invece i lavori si sposteranno nella sede del Dipartimento di Processi formativi, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini. 


Le ragioni del Congresso

Il positivismo italiano è stato tradizionalmente un ottimo sparring partner per ben più agguerriti e robusti lottatori teoretici che, nel prendere le distanze da esso, hanno trovato anche l’occasione per caratterizzare in modo originale la propria prospettiva: l’idealismo prima, il marxismo poi, ed insieme ad essi tutta una serie di correnti che hanno segnato la storia della filosofia italiana dall’unità ad oggi (quali spiritualismo, neotomismo, esistenzialismo, per finire con l’ermeneutica), hanno contribuito in modo convergente a creare una “cattiva stampa” del positivismo italiano, magari per contrapporgli più nobili e degni parenti di schiatta europea.
Eppure il positivismo italiano non solo ha avuto una funzione fondamentale nella costruzione della nuova Italia, dopo il Risorgimento, definendone i tratti di laicità, ma ha anche inciso sulla cultura italiana in modi sottili e spesso scarsamente considerati, ad esempio in campo pedagogico e storiografico. Non solo, ma prima che la sua “spinta propulsiva” si esaurisse per la concorrenza di ben più saldi indirizzi di pensiero, esso era pienamente inserito nel dibattito europeo sulla filosofia scientifica e riusciva ad entrare in sintonia con correnti che in seguito rivelerannno tutta la loro vitalità (come il pragmatismo o il neopositivismo). Sicché spesso ci si è chiesti il perché della sua poca fortuna e donde derivasse la sua fragile complessione teoretica, incapace di gettare semi che fruttificassero in modo durevole e non rapsodico. Colpa del sempre incriminato idealismo? Chiusura culturale del periodo fascista? Egemonia marxista nel dopoguerra?
Domande queste che da sempre suscitano vivaci dibattiti tra gli storici della filosofia e che si possono tutti sintetizzare nella domanda che dà il nome al convegno: è davvero il problema del positivismo italiano definitivamente chiuso e quindi da consegnare alle polverose scaffalature in cui vengono di solito collocati nelle biblioteche i libri ormai non più richiesti e che non hanno più nulla da dire alla contemporaneità? Oppure, se non il positivismo in quanto tale, ma le questioni da esso poste e risolte più o meno bene hanno ancora un senso per la nostra cultura, per una contemporaneità in cui la biblioteca di Babele delle molteplici lingue filosofiche sempre più smarrisce il collante che permetta una comunicazione che non sia una pura disputa agonistica?
Questo il nucleo teorico che motiva il convegno, ma che si vuole coniugare in modo plurivoco, alla ricerca del significato che il positivismo italiano (nelle figure maggiori, ma ancor più nelle minori, che spesso definiscono la cultura ‘diffusa’ di un’epoca) ha assunto nella cultura dell’Italia dall’unità ad oggi, nei vari campi in cui esso si è articolato: innanzi tutto filosofico, ma anche pedagogico, psicologico, storico, sociologico ed economico.
Il Congresso è organizzato dal Dipartimento di Processi Formativi dell’università di Catania, con il concorso delle Facoltà di Lettere e di Scienze della Formazione, nonché con la sponsorizzazione dell’Assessorato Regionale alla Cultura, di quello Provinciale alle Politiche Scolastiche e Pari Opportunità, della Società Filosofica Italiana e di altri enti privati (Computerline s.r.l e Bonanno Editore). Tra i partecipanti vi sono illustri studiosi del positivismo e della storia della filosofia italiana, tra i quali Giuseppe Cacciatore, Davide Bigalli, Michele Ciliberto, Girolamo Cotroneo, Mauro Di Giandomenico, Piero Di Giovanni, Giuseppe Gembillo, Luciano Malusa, Fabio Minazzi, Paolo Parrini, Stefano Poggi, Mario Quaranta, Fulvio Tessitore, Anna Tylusinska-Kowalska, oltre a molti altri studiosi catanesi e ai curatori scientifici dell’iniziativa, i proff.ri Giuseppe Bentivegna, Francesco Coniglione e Giancarlo Magnano San Lio.

Prof. Francesco Coniglione
Direttore Dipartimento di Processi Formativi
Università di Catania


(14 settembre 2007)


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