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Fedra

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Sabato 15 settembre alle 17, al Villaggio Bizantino di Calascibetta (En), in scena la Compagnia dell'Arca, diretta da Filippa Ilardo e Angelo Di Dio

Sabato 15 settembre alle 17, al Villaggio Bizantino di Calascibetta (En), andrà in scena Fedra. bruciata da piu fuochi di quanti mai ne accesi, diretta da Filippa Ilardo e Angelo Di Dio.

I testi sono tratti da Yourcenar, Cvetaeva, DÜrrennamtt, Racine, Valduga. La drammaturgia è di Elisa Di Dio e Filippa Ilardo. Con Elisa Di Dio, Sabrina Sproviero e Sergio Beercock.  

Tutto accade in un tempo indefinito fra un tramonto e un'alba. Le domande si rincorrono: quello di Fedra è un amore reale o solo una proiezione di un suo desiderio, e la Fedra che sta sulla scena è sorella alla Fedra del mito, o saprà farsi carico di definire per sé una nuova identità, liberandosi da stereotipi e condizionamenti? E noi, quanto siamo complici e quanto protagonisti nelle traiettorie di relazioni tessute dai nostri giorni? Quanto dominiamo e quanto siamo dominati? Il gioco scenico, mentre si complica, offre inedite, spiazzanti chiavi di lettura, perché compito del teatro è proprio questo, far crescere domande, attraverso un'esperienza mista di sogno e gioco, che va oltre spazio e tempo scenici, e da quelle domande partire per maturare nuove, profonde consapevolezze e risorse al vivere....

Questa è una Fedra che non ragiona, solamente vuole. Questa è una Fedra dissoluta e dannata, ma ancora innocente. Questa è una Fedra immersa nel lago del sogno, nutrita solo dal suo delirio. Una Fedra che consuma il furore amoroso di un amore malato nel fuoco della libidine. Ruotano accanto a lei, due figure, ombre, fatte della stessa materia dei sogni. Ippolito, il figliastro che subisce, intuisce, sfugge, si sente sporcato e nella furia si trasforma in Minotauro. Arianna, la sorella, colei che per colpa di Fedra è stata abbandonata, è solo un'eco. Giunge da una dimensione altra, prima per accusarla, poi perdonarla, alla fine per accoglierla alla soglia dell'aldilà, quando Fedra morente, sconta con la vita il suo peccato. Questa Fedra è di sangue, quello che di terribile c'è in lei emana da quel filo che la tiene legata alla sua storia, alla madre, Pasifae che partorì il Minotauro, alla sorella che lo uccise. Sono tutti vittima, il Minotauro è vittima di Arianna, Arianna è vittima di Fedra, Fedra è vittima di se stessa, della sua origine. Questa Fedra è insieme moderna e antica, nella sua storia è rinchiusa una forza selvaggia, primitiva, trascorsa come è dall'inizio fino alla fine dall'impeto della passione. Questa Fedra è un polo magnetico, nella sua storia si addensa il senso del sacro, del religioso, dell'etico, del magico, dell'imperfezione umana e divina. Questa è la nostra Fedra, non merita giudizio, né condanna, è solo una vittima giunta alla soglia di qualcosa, una donna invischiata nel suo labirinto di passione e morte.

Info: filippa.ilardo@tin.it - filippa.ilardo@cinenovecento.org

(15 settembre 2012)

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