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Agostino Scilla (1629-1700) pittore, “antiquario” e “curioso della Natura”

Venerdì 1° giugno alle 17, nella sede dell’Accademia Gioenia di Catania nuovo appuntamento del ciclo "Caffè scientifico"

Venerdì 1° giugno alle 17, nella sede dell’Accademia Gioenia di Catania (Via Fragalà 10), per il ciclo "Caffè scientifico", il prof. Italo Di Geronimo condurrà la discussione sul tema Agostino Scilla (1629-1700) pittore, “antiquario” e “curioso della Natura”.

Abstract. La Rivoluzione Scientifica del ‘600 annovera tra i più autorevoli protagonisti, non solo alcuni insigni professori dell’Università di Messina quali Pietro Castelli, Marcello Malpighi, Alfonso Borelli, Carlo Fracassati e Domenico Bottone, ma anche il pittore, “antiquario” e “curioso della Natura” Agostino Scilla, un geniale autodidatta che in modo definitivo ha dimostrato che i fossili erano “scherzi del tempo” invece che “scherzi della Natura”.
La sua unica opera a stampa, dal curioso titolo di La vana speculazione disingannata dal senso (1670) é corredata da una antiporta e da 28 splendide tavole disegnate dallo stesso Scilla ed ebbe, tradotta in latino, altre tre edizioni durante il ‘700. Tale opera costituisce una pietra miliare della letteratura delle Scienze della Terra e Scilla é oggi considerato uno dei fondatori della Paleontologia in Italia.

Il riassunto della Vana speculazione fu presentato nel 1695 ad una seduta della Royal Society di Londra e fu pubblicato nelle Transactions. Negli anni immediatamente successivi, il libro fu al centro di un acceso dibattito filosofico e scientifico in cui John Woodward, autore di un famoso trattato di Geologia, fu accusato di aver copiato le idee di Scilla sulla vera natura dei fossili e sull’origine degli strati rocciosi che li contenevano.

Le ricerche sulla vita e le frequentazioni dello scienziato messinese, un’indagine sulla possibile conoscenza da parte sua dei lavori sui fossili di Stenone (1667 e 1669), l’analisi critica delle edizioni latine e italiana della Vana speculazione, lo studio della sua collezione di fossili tuttora conservata quasi integra nella Woodwardian Collection del Sedgwick Geological Museum a Cambridge, in Inghilterra, nonché il confronto tra i suoi fossili e i relativi disegni, mi hanno permesso di far emergere una ampia serie di elementi per una nuova e più aderente valutazione della personalità e del contributo di Scilla alla Nuova Scienza. Emerge da qui un quadro nuovo, e per alcuni aspetti inedito, sul pensiero di Scilla e sulle sue anticipazioni scientifiche, sul suo modo squisitamente galileano di fare scienza, sul suo contributo alla nascita ed evoluzione della Geologia e Paleontologia in Italia e sul suo contributo alla trasformazione del concetto di Storia naturale in quello di Storia della Natura. L’opera di Scilla, assieme a quella di Stenone, ma in forma più decisa e documentata, scritta in italiano con uno stile vivace e accattivante “in maniera che fosse inteso da tutti con facilità”, chiude il periodo aristotelico della Geologia e della Paleontologia e offre i germi per la nuova era della Scienza moderna in cui le osservazioni sul terreno, la raccolta di campioni col relativo studio in laboratorio, e non la vana speculazione dei filosofi intrisa di principi astratti, sono le tappe fondamentali per arrivare alla conoscenza vera.

(01 giugno 2012)

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