Dal 20 aprile al 12 maggio, al Teatro Verga di Catania, andrà in scena
I giganti della montagna di Luigi Pirandello, per la
Stagione 2011-2012 dello Stabile. La regia è di Giuseppe Dipasquale.
Con: Magda Mercatali, Vincenzo Pirrotta, Gian Paolo Poddighe, Anna Malvica, Vitalba Andrea, Giancarlo Condè, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Camillo Mascolino, Plinio Milazzo, Giampaolo Romania, Sergio Seminara e con Lucia Fossi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Alberto Mica, Viviana Militello, Nicola Notaro, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Francesco Russo, Clio Scira Saccà, Giorgia Sunseri, Irene Tetto. E' una produzione Teatro Stabile di Catania
Nel Pantagruele, Rabelais narra che per trovare l’origine della stirpe dei giganti occorreva risalire a quando la terra era stata fecondata dal sangue di Abele. Dunque un assassinio, un fratricidio, aveva dato vita all’immaginifica e meravigliosa anomalia dei giganti. Non sappiamo se Pirandello ricordasse il passaggio rabelaisiano, certo è che un omicidio si compie anche in questo caso: quello di Ilse, detta la Contessa. Capocomica di una compagnia di attori girovaghi venuta a redimere – o semplicemente a toccare se non nel cuore negli orecchi – con la semplice Favola del figlio cambiato gli orgiastici giganti dediti a premonitori bunga bunga. Ma cosa possono mai farsene di una favola i giganti, pieni della loro saturante realtà? Cosa può Ilse – che neanche il mago contadino Cotrone, dominatore del Kaos, può convincere a desistere – di fronte alla pienezza persuasa dei Giganti? Qualcuno potrebbe dire che nell’incompiuta opera, Pirandello non scrive affatto la morte di Ilse. Ebbene, non arriva a scrivere neanche la discesa dei Giganti: interrompe l’opera sulla paura di Diamante, mentre il Conte chiede senza risposta ad Ilse: Ma tu non hai paura, Ilse? Li senti? Gli Scalognati, che tutto hanno poiché nulla possiedono, possono vedere i Giganti, possono sentirli, possono provarne paura, a differenza dei Comici, che, recitando per mestiere la vita di un altro, come dice Cotrone, non hanno il dono di sentire la paura. Per questo Ilse, l’Arte,sarà stritolata dai Giganti. Pirandello sogna il finale, così comunica al figlio Stefano: c’è un ulivo saraceno e una grande tela, in mezzo alla scena, con cui ha risolto tutto. Un colpo di scena nel finale della sua vita, che coincide con il finale della sua più grande opera: dietro quella tela, in mezzo alla scena, ci saranno i Giganti. Li sentiremo arrivare, ne avremo paura, ma non potremo vederli, né il Teatro riuscirà a mostrarceli. Questa estrema impossibilità è anche l’estremo atto di denuncia del limite dell’Arte nei confronti della Vita. Di ciò che non può essere detto (visto) è meglio tacere (immaginare). (Giuseppe Dipasquale)
(20 aprile 2012)