Dal 5 aprile al 4 maggio, al Teatro Musco di Catania,andrà in scena ’A vilanza, una pièce teatrale in tre atti scritta da Nino Martoglio e Luigi Pirandello, nell'ambito del cartellone del Teatro Stabile 2011-2012.
Il lavoro andrà in scena in una nuova produzione affidata alla regia di Federico Magnano San Lio, con le scene di Angela Gallaro, i costumi di Giovanna Giorgianni, le musiche di Aldo Giordano, il disegno luci di Franco Buzzanca. Sul palco nei ruoli principali Mimmo Mignemi e Angelo Tosto, insieme a cinque splendide attrici, che rispondono ai nomi di Margherita Mignemi, Olivia Spigarelli, Clelia Piscitello, Egle Doria, Luana Toscano.
La scelta di questa intrigante pièce teatrale in tre atti (scritta nel 1916, lo stesso anno in cui la coppia diede alla luce Cappiddazzu paga tuttu) sottolinea la vocazione territoriale dello Stabile etneo, che rivaluta e nobilita il dialetto siciliano senza mai cedere alle abusate maniere di un certo teatro folclorico.
La vicenda narra di Orazio e Saro, e della loro amicizia finita male per l’'adulterio che il secondo consuma con l'’esuberante moglie del primo. L’'offesa richiede un regolamento di conti e vede Orazio elaborare un piano diabolico per ripristinare l'equilibrio sociale, rovinosamente sbilanciatosi sotto il peso del disonore (vilanza in siciliano significa bilancia). La vendetta non si consuma nella rapidità di un gesto folle, al contrario si condensa lenta, dipanandosi nei mille rivoli delle convenzioni basso borghesi, della morale bigotta e fraintesa, e delle ipocrisie di facciata di una certa Sicilia di cui tanto si è scritto e detto. E di cui tanto si dice e si scrive ancora.
'A vilanza anticipa il relativismo pirandelliano e la sua comicità grottesca, misti al sapiente disegno di costumi e caratteri di marca martogliana. È il doppio il filo conduttore di quest'opera: due amici-nemici, due autori, addirittura due finali, ma soprattutto due linee narrative, che sviluppandosi tra tragedia e comicità lasciano intravedere la spina dorsale di una poetica che in seguito vedrà felicissimi sviluppi e tanto ha inciso su forme e modelli teatrali contemporanei.
Nell’opera si riconoscono infatti, seppur sotto la forma embrionale di traccia o tendenza, le principali caratteristiche di un genere letterario e teatrale che ha fatto la cultura e l'identità dell'Isola, piuttosto che limitarsi solo a raccontarle. Per dirla con il regista Federico Magnano San Lio: «Viene il sospetto che ’A vilanza possa essere, sia pure inconsciamente, una sorta di “manifesto” di una idea di teatro, tramite il quale invitiamo lo spettatore ad un viaggio curioso dentro il lavoro di Martoglio e Pirandello, e dentro l’'espressione comica e tragica».
(05 aprile 2012)