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Nudi... per vederci meglio

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Martedì 6 dicembre alle 21 al Centro Zò di Catania, serata beckettiana a cura di Statale 114 e del Laboratorio TradurrePerlaScena
Martedì 6 dicembre alle 21 al Centro Zò di Catania, si terrà una serata dedicata a Beckett, con Nudi... per vederci meglio, due testi messi in scena dal regista Salvo Gennuso con gli attori della Compagnia Statale 114 e gli allievi del Laboratorio Tradurreperlascena della facoltà di Lettere della Università di Catania.

Va e Vieni con Federica Fossi, , Elisa Marchese, Sade Patti, e Mario La Monica. E’ il dramma del tempo, contratto e compatto, dilatato e sfinito, che mette in fila esistenze che si consumano nell’arco di 13 minuti. Il dramma di un legame doppio, dell’informazione che ti emoziona ed atterrisce, dell’incapacità di comunicare in un modo univoco perché ciò che si dice rivela due significati opposti, entrambi veri . E’ lo sguardo che si perde, perché ciò che si vede non esiste, e ciò che esiste è invisibile, eppure noi vediamo tutto ciò che va visto.

Commedia, con Lia Basile, Giorgia Coco, Salvo Di Natale, Sade Patti. Due donne e un uomo che non fanno che mentire, anche a se stessi, non sanno vivere e continuano la loro commedia fino a che l'uomo decide di fuggire e ciascuna delle due donne pensa sia fuggito con l'altra. Si ritrovano senza saperlo uno accanto all'altra, continuando a mentire, senza che la fuga abbia sortito altro effetto che il rinnovarsi dell'attesa. Nessuna parola che riveli, solo desiderio che finisca, in un panorama tragico che in Beckett diventa comico.

Due tempi, lo stesso dramma, il non saper vivere, l’impossibilità non della tragedia - come predica Nietsche,ma della commedia. Per questo la nudità degli attori che si offre come strumento di navigazione, su un mare fatto di gocce d’acqua, di corpi quindi che si sciolgono in onde. Tutto è vago in Beckett, e vago, in francese assomiglia alla parola anello, il legame che tiene insieme le tre donne di Va e Vieni, l’uomo e le due donne di Commedia; Vague, Bague, onde che si traducono in suoni di campane, le stesse che segnano la nascita di Cristo e accompagnano ogni nostra morte. In mezzo questa sostanza che si chiama vivere, ma solo per convenzione, cui ci si affaccia impreparati, nel tentativo assurdo di voler comprendere, dimenticandosi di essere. Ci si vede, quindi, a teatro, ci si denuda, nel tentativo di vederci meglio.



(06 dicembre 2011)

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