Venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 giugno (ore 21), torna per la terza volta al Teatro Greco di Siracusa quella che lo stesso Aristofane definì la migliore delle sue commedie: Le Nuvole. L'opera fu rappresentata alle Dionisie nel 423 a C. Il testo a noi pervenuto è però l’esito di una rielaborazione successiva, svolta dall’autore negli anni compresi tra il 422 e il 417 a.C.
Il vecchio Strepsiade è sull’orlo della bancarotta per via dei debiti contratti dal figlio Fidippide a causa della sua passione per i cavalli. Per questa ragione, cerca di invogliarlo a frequentare la scuola di Socrate ed imparare a rendere più forte il discorso più debole, così da poter vincere sui creditori servendosi in tribunale di argomenti ingiusti. Dinanzi al rifiuto del figlio, Strepsiade si reca di persona dal celebre filosofo, che gli appare sospeso in aria, assorto a scrutare i fenomeni celesti. Per ottenere quanto desidera – afferma il maestro – Strepsiade dovrà abbandonare gli dei tradizionali ed affidarsi alle Nuvole, le sole divinità.
Le lezioni tuttavia confondono le idee a Strepsiade, che viene cacciato per la sua stoltezza ed ora costringe il figlio ad andare a scuola da Socrate per apprendere i due discorsi: quello Giusto e, soprattutto, quello Ingiusto, che sostenendo il torto è in grado di capovolgere il primo. I due discorsi, personificati, si affrontano ora in un agone, che termina con la vittoria del Discorso Ingiusto, a cui Fidippide viene “affidato” per imparare a stravolgere il diritto a proprio vantaggio. Grazie agli insegnamenti del Discorso Ingiusto i creditori sono infatti annientati, ma questa abilità si ritorce ora contro il vecchio Strepsiade, quando viene picchiato dal figlio che riesce persino a giustificare l’azione supportato dalla acquisita arte della parola. Se i genitori picchiano i figli “per il loro bene”, questi possono fare altrettanto e rendere loro il favore. Per di più, è giusto che i vecchi le prendano, perché meno dei giovani dovrebbero sbagliare…La prevaricazione verbale di Fidippide si amplifica in un crescendo che lo porta a minacciare di picchiare anche la madre. A questo punto Strepsiade, pentito delle proprie azioni e di aver rinnegato gli dèi, si precipita verso il pensatoio di Socrate per dargli fuoco.
(24 giugno 2011)