Sabato 16 aprile alle 11, nel Salone di lettura della Biblioteca regionale Giambattista Caruso di Catania (piazza Università, 2), s'inaugura la mostra bibliografica Una ricostruzione possibile. La Biblioteca di Giambattista e Francesco Caruso. Metodo e idee.
La mostra, visitabile fino al 16 maggio (lun-ven 9-13, mer 15-17.30, visite guidate su prenotazione), sarà inaugurata dall’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, prof. Sebastiano Missineo e dal dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, arch. Gesualdo Campo.
Una mostra inedita con preziosi volumi del sec. XVI, XVII e XVIII per la prima volta esposti. Volumi in assoluto anche poco visti e mai visti tutti assieme perché non esisteva un vero e proprio “fondo Caruseo” ovvero l’originaria “Biblioteca dei fratelli Francesco e Giambattista Caruso” (il primo fondo bibliografico in assoluto acquisito dalla biblioteca regionale) in quanto essa era stata smembrata e i volumi collocati in vari fondi e collocazioni. Solo grazie all’efficace azione e alla caparbia volontà della paleografa prof.ssa Salvina Bosco, il fondo documentario è stato ricostruito, ricompattato e riassunto a dignità di fondo storico a sé stante.
Oggi questo percorso, in un certo senso, va a completarsi con questa mostra bibliografica di particolare interesse non solo per la preziosità e la ricchezza della documentazione, ma anche per la sagacia con cui è proposto il percorso espositivo, che ripercorre e ricostruisce il “metodo e le idee” di Giambattista Caruso.
In verità questo percorso bibliografico-culturale si completerà tra un mese esatto, il 15 maggio prossimo, in occasione della giornata dedicata alla festa dell’Autonomia siciliana, in quell’occasione sarà presentato ufficialmente, infatti, il “Catalogo della Biblioteca Carusea” in forma digitale.
La fondazione della Biblioteca dell’Università di Catania, oggi “Biblioteca regionale Giambattista Caruso di Catania”. Nel 1754 l’Università di Catania fondava una biblioteca di pubblica lettura e acquistava a tal fine la “libreria” che era appartenuta ai fratelli Giambattista e Francesco Caruso (che ha costituito, quindi, il primo fondo bibliografico in assoluto acquisito dalla Biblioteca universitaria che oggi appunto è intitolata al grande storico siciliano).
La biblioteca sarebbe cresciuta velocemente, e presto il nucleo originario avrebbe perduto la sua configurazione. L’inventario redatto nel 1757 dal primo bibliotecario, Vito Coco, agli atti del notaio Strano, ha reso possibile, per fortuna, la ricostruzione del fondo. Dopo oltre 250 anni la “Biblioteca Caruso” ritrova oggi il suo assetto d’origine.
Giovanni Battista Caruso. Giambattista Caruso nato a Polizzi Generosa nel 1673 e morto a Palermo nel 1724, fu uno dei massimi studiosi della storia siciliana, certamente tra i più grandi storici in assoluto del suo tempo. Compì i primi studi a Palermo nel Collegio dei Gesuiti. Fondamentale nella sua formazione fu il viaggiare per l'Italia e la Francia dove ebbe contatti coi più dotti uomini del tempo e fece la conoscenza del Tomasi e in special modo del Mabillon, dal quale gli venne il suggerimento allo studio della storia siciliana attraverso le fonti. Fondamentale fu l’esperienza delle accademie e delle relazioni con grandi intellettuali italiani, primo tra tutti Ludovico Antonio Muratori. La raccolta delle fonti per la storia della Sicilia si concretizzò anche in alcune significative imprese editoriali, in particolare la “Siracusa illustrata” di Giacomo Buonanni e il “Panphyton siculo” del Boccone. Tra le sue pubblicazioni più importanti e apprezzate dagli intellettuali europei, gli “Historiae Saracenico-Siculae varia monumenta” e la “Bibliotheca historica Regni Siciliae”. Di particolare importanza fu anche il “Discorso istorico-apologetico della monarchia di Sicilia”, elaborato su richiesta di Vittorio Amedeo II, volto a dimostrare il fondamento storico e la legittimità dell’Apostolica Legazia. Il fratello Francesco (1679-1750) fu suo assiduo collaboratore e curò l’edizione postuma delle “Memorie istoriche di quanto è accaduto in Sicilia”. Entrambi accrebbero e curarono con perizia la loro biblioteca consentendone anche l’uso agli amici studiosi. Alla loro morte gli eredi, grazie all’interessamento dell’arcivescovo di Monreale, Francesco Testa, decisero di venderla all’Università di Catania. Michele Amari nella sua “Storia dei musulmani di Sicilia” lo annovera tra gli eruditi siciliani del decimosettimo e decimottavo secolo e afferma come essi “non fossero stati secondi a que' di alcun'altra provincia italiana o straniera nello studio dei patrii annali”.
Scheda a cura di Giovanni Viglianisi e Salvina Bosco
(16 aprile 2011)