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L'avventura di Ernesto

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In scena fino al 10 aprile, al Teatro Verga di Catania, pièce di Ercole Patti, per il cartellone del Teatro Stabile 2010-2011

Mariella Lo Giudice

Andrà in scena fino a domenica 10 aprile, al Teatro Verga di Catania, la pièce di Ercole Patti, L'avventura di Ernesto, per il cartellone del Teatro Stabile 2010-2011. La regia è di Giovanni Anfuso. E' una produzione Teatro Stabile di Catania.  Interpretano: Sebastiano Tringali, Mariella Lo Giudice, Miko Magistro, Fulvio D’Angelo, Rosario Minardi, Olivia Spigarelli, Giorgia D’Urso.

L’arte di Patti è meravigliosamente inquieta, ricca di languori e sensualità, quindi dionisiaca e, in quanto tale, simbolica e materica ad un tempo; perciò il suo confine naturale ed inesorabile è rappresentato dalla morte. La storia è quella di un intellettuale che, dopo quasi due decenni dalla scomparsa, torna a casa sua, per poi rendersi conto che alla fine l’unico approdo possibile è sempre e solo la morte, colta, questa, nelle esilaranti forme del lento disfacimento fisico, implacabile nell'incessante suo procedere. All’interno di queste coordinate si inquadra la vittoria del tempo, che con il suo scorrere inesorabile segna dei solchi indelebili, tanto per gli uomini quanto per le donne, poiché il tempo passa per tutti… anche per chi non c’è più.

La pièce è ambientata in Sicilia. Terra che diviene nostos in senso opposto e contrario alla nostalgia a cui Patti ci ha abituato; e cioè non viaggio nella memoria, briosa ricerca erotica, tormentata sensualità, amara inquietudine o inerzia sonnolente, bensì nostalgia del futuro, di ciò che potrebbe essere. L’autore approfitta, così, per gettare una luce sinistra, quanto realissima e materica, sui profittatori dell’ultima ora e, più in generale, su una colorita galleria di pseudo familiari ed amici. Il tutto con un amarissimo divertito e divertente cinismo, colorato da smaliziato disincanto, mentre celebra il vitalismo decadente di una società priva di ogni riferimento etico e morale che nel sogno, nella noia o nel fastidio consuma le contraddizioni di un presente “fuori di chiave”. Alla fine un'angosciosa intuizione conduce i protagonisti, e noi con loro, all’ingresso di un labirinto che investe tutti, l'uomo, lo scrittore, gli eventi: la sostanza dell'uomo "è nella morte fin da quando comincia ad essere in vita".

(23 marzo 2011)

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