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Mia madre è un fiume

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Mercoledì 16 marzo alle 21, allo Sheraton di Catania, incontro con l'autrice Donatella Di Pietrantonio, per la rassegna letteraria "L'autore per cena"

Mercoledì 16 marzo alle 21, allo Sheraton di Catania, si inaugura L'autore per cena, rassegna letteraria giunta al suo terzo anno e basata su una serie di happening in cui scrittori, attori, chef e pubblico, giocano con parole scritte, lette, recitate, ascoltate, cucinate e assaporate. 

La rassegna di quest'anno è dedicata a sei scrittrici che si stanno imponendo all'attenzione di pubblico e critica. Sono forti, decise e appassionate, così come le attrici che, coordinate da Mariella Lo Giudice, le affiancheranno. Il primo incontro è fissato mercoledì 16 marzo , vigilia dei 150 anni dell'Unità d'Italia, con Donatella Di Pietrantonio, abbruzzese, autrice de Mia madre è un fiume (Elliot Edizioni). Il reading è di Debora Bernardi.

Mia madre è un fiume - Un esordio stupefacente, che segna la scoperta di una scrittrice dallo stile magistrale. Il racconto poetico e indimenticabile di un “amore andato storto da subito” tra una madre e una figlia. Una donna, ormai anziana, mostra i primi segni della malattia che le toglie i ricordi, l’identità, il senso stesso dell’esistenza. È tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire la sua storia, la loro storia. Inizia così il racconto quotidiano di piccoli e grandi avvenimenti, a partire dalla nascita della mamma, Esperia, e delle sue cinque sorelle, nate da un reduce tornato comunista dalla Grande Guerra e da una contadina dritta ed elegante, malgrado le fatiche della campagna, degli animali e della casa. I fili delle loro esistenze si svolgono dagli anni Quaranta fino ai nostri giorni, in un Abruzzo “luminoso e aspro”, che affiora tra le pagine quasi fosse una terra mitologica e lontana. Giorno dopo giorno sfilano i personaggi della famiglia, gli abitanti del piccolo paesino ancora senza acqua né luce; personaggi talmente legati a una terra avara, da tollerare a malapena trasferimenti a breve distanza – la ricerca di un lavoro, l’occasione di poter frequentare una scuola “in città” – partenze che si trasformano in vere emigrazioni con il solo scopo del ritorno. Sono ricordi dolcissimi e crudeli, pieni di vita e di verità, che ricostruiscono la storia di un rapporto e di un’Italia apparentemente così lontana eppure ancora presente nella storia di ognuno di noi.

(16 marzo 2011)

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