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L’arte c’è quando, malgrado, si ride

Da lunedì 4 aprile, Biblioteche Civica e Ursino-Recupero (Benedettini), in mostra la collezione d’arte contemporanea di Filippo e Anna Pia Pappalardo. Fino al 30 aprile
De Chirico Capogrossi Rotella La locandina

S'inaugura sabato 2 aprile alle 17:30, nei suggestivi spazi settecenteschi dell’ex monastero benedettino di piazza Dante, la mostra L’arte c’è quando, malgrado, si ride. La collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo (opere dal 1950 al 2011), a cura di Daniela Vasta, docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università di Catania, che potrà essere visitata fino al 30 aprile.

Le oltre 80 opere – realizzate nelle tecniche più diverse dall’olio su tela all’acquerello su carta, dalla fotografia all’installazione – rimangono esposte dal 4 al 30 aprile 2011 (dal lunedì al venerdì ore 9-13; sabato ore 9–12. Domenica chiuso, ingresso libero) e sono frutto di un’accurata selezione, operata dalla curatrice Daniela Vasta, delle oltre 800 opere di cui la collezione Pappalardo si compone. Per la prima volta, una parte sinteticamente rappresentativa della collezione può essere fruita dalla città.

L’iniziativa è promossa dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con le Biblioteche Riunite “Civica e Ursino Recupero” e Omphalos Eventi, che si occupa dell’organizzazione logistica della mostra, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania, del Comune di Mascalucia e della Fondazione Puglisi Cosentino.

Il titolo della mostra, apparentemente bizzarro, trae spunto da un’opera di Joseph Beuys che, in una sorta di ironico metadiscorso sull’arte, prova a riflettere sulla funzione e sui compiti dell’artista nel mondo contemporaneo, lavoro che pure fa parte della raccolta del collezionista siciliano.

Le opere esposte illustrano alcune tra le principali correnti artistiche del XX secolo per arrivare alle tendenze più contemporanee. Molti gli artisti in mostra: Abramovic, Alviani, Baj, Beecroft, Burri, Capogrossi, César, Chia, Christo, Cucchi, De Chirico, Fautrier, Fontana, Guttuso, Kounellis, LeWitt, Manzù, Mathieu, Paladino, Rotella, Schnabel, Vasarely, Vedova, solo per citarne una piccola parte. Tra i lavori di particolare rilevanza e interesse si ricordano: Superficie CP/200 di Giuseppe Capogrossi del 1953, uno dei capisaldi della collezione, Cellotex di Burri del 1980 su cui esplode il cromatismo del nero e del rosso, un Senza titolo di Mimmo Paladino del 1992 che esprime mirabilmente il mistero dell’uomo nel passato e nel presente, e il rarissimo Archimede a Broadway di Jannis Kounellis. Tra i contemporanei, altre presenze importanti: Vanessa Beecroft, presente con VB36.267.VB, Marina Abramovic con una fotografia della performance Balcan Baroc II della Biennale di Venezia 1997, e un bellissimo lavoro di George Baselitz del 2005 intitolato Cavaliere.

L’incontro di Filippo Pappalardo con l’arte risale all’infanzia e diventa, con il tempo, fattore di condizionamento imprescindibile. Dall’ammirazione giovanile per Sironi, Campigli, De Chirico, Accardi, Guttuso, il suo gusto si evolve in modo naturale verso il contemporaneo, evoluzione che ha per tappa fondamentale la performance di Marina Abramovic “Balcan Baroc” alla Biennale di Venezia del 1997. Filippo e Anna Pia Pappalardo appartengono a quel gruppo ristretto di collezionisti che non si lascia influenzare dalle mode e hanno così dato vita ad una collezione di notevole apertura, al di fuori di dinamiche puramente speculative o di mera affermazione sociale. Il farmacista catanese ha collezionato arte seguendo una logica storica – la raccolta racconta compiutamente il percorso che l’arte, e la pittura in particolare, ha seguito negli ultimi sessant’anni – e autobiografica, poiché ogni pezzo si lega indissolubilmente alla sua vita – e alla sua terra – e sono, come lui stesso afferma, “pagine dello stesso libro, versi di un’unica poesia”. È un collezionismo “emotivo” quello di Filippo Pappalardo che concepisce l’arte non per essere chiusa in caveau ma per farla vivere intorno a sé. Tutti i pezzi della collezione sono infatti esposti, raggruppati per movimenti o temi, in tre spazi quotidianamente vissuti dalla famiglia Pappalardo. È in questo spirito di godimento dell’arte per sé e per gli altri che s’inserisce l’esposizione catanese che è la risposta generosa ad un invito avanzato dall’Università di Catania.

A corredo della mostra, viene proposta una pubblicazione, edita da Giuseppe Maimone Editore con testi di Enrico Iachello, preside della facoltà di Lettere dell’Università di Catania, Daniela Vasta, docente di Storia dell'arte contemporanea dell'Università di Catania, e Valentina Lucia Barbagallo, curatrice del volume “Vivere con (l’)arte. Dalla collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo 60 opere per 60 anni (1950 - 2010)”.

Informazioni al pubblico: Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero tel. 095.316883 - Officine culturali 095.7102767

(02 aprile 2011)

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