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Segni come sogni

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Dal 6 febbraio al 12 giugno, alla Fondazione Puglisi Cosentino, mostra d'arte a cura di Gabriella Belli e Alessandra Tiddia

Dal 6 febbraio al 12 giugno, accanto alla grande antologica dedicata a Carla Accardi, la Fondazione Puglisi Cosentino propone a Palazzo Valle un secondo, prezioso appuntamento espositivo. E’ quello con le 27 selezionatissime opere di Segni come sogni. Licini, Melotti e Novelli fra astrazione e poesia.

La mostra è curata da Gabriella Belli e Alessandra Tiddia e organizzata dalla Fondazione presieduta da Alfio Puglisi Cosentino in collaborazione con il Mart – Museo di arte contemporanea di Trento e. “Segni come sogni” avrà gli stessi orari e la medesima durata della mostra sulla Accardi, ovvero dal 6 febbraio al 12 giugno.

Cosa accomuna due pittori come Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado (AP), 1894 - 1958) e Gastone Novelli (Vienna, 1925 - Milano,1968), e uno scultore come Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986)? Non l’appartenenza a una medesima stagione artistica ma una comune vocazione lirica attraverso lo sviluppo di una dimensione anti-volumentrica, che potrebbe essere declinata nelle parole della leggerezza, del gioco, della fantasia. Licini e Melotti appartengono a quella generazione che più direttamente ha desunto da Klee e Kandinsky i modi dell’astrazione lirica, ma condividono con il più giovane Novelli il rifiuto della solidità costruttivista in favore di una libertà espressiva che attinge alla fantasia e all’inconscio, e all’ironia come serbatoii di immagini e visioni.

Nelle Amalasunte di Licini come ad esempio nella piccola quanto straordinaria Amalasunta con trombetta su fondo giallo (1949) ritroviamo l’ironia surrealista che rende lo spazio luogo dello stupore analogamente a quanto rivelano le sculture di Melotti, come Nel deserto (1977) o Le contrade (1977), risultato di una creatività fluida e ricca di humor. La leggiadria ironica che accomuna i lavori di questi due artisti qui esposti può essere letta come un’alternativa mediterranea alla lezione dell’astrattismo lirico che ha contraddistinto gran parte della produzione artistica italiana e internazionale dell’immediato dopoguerra, influenzando anche la generazione seguente a cui appartengono Carla Accardi ma anche Gastone Novelli, che proprio alla fine degli anni '50 esponeva insieme all’Accardi nelle mostre romane con opere come Paura clandestina (1959), qui presentata. Il suo lavoro, rappresentato in mostra da un piccolo nucleo di dipinti di grande importanza, come La montagna degli Adepti (1962) o Guerra alla guerra (1968) che ha partecipato alla contestata Biennale del 1968, affidano al segno un sentimento che lo associa a Licini e Melotti: quell‘ironica allusione al mondo delle cose, all’universo di quegli oggetti divisi fra regola e astrazione.

Informazioni e prenotazioni: tel. + 39 095 7152228, + 39 095 7152118 - info@fondazionepuglisicosentino.it

(06 febbraio 2011)

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