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IgNobel: la scienza che fa prima ridere e poi pensare

Lunedì 13 dicembre alle 10 (aula magna, Scienze Politiche), s'inaugura il ciclo di seminari "Saperi sociologici. Il sociologo: conoscenze e pratiche"

Lunedì 13 dicembre alle 10, nell'aula magna della facoltà di Scienze Politiche (via Vittorio Emanuele II, 49 Catania), s'inaugura il ciclo di seminari Saperi sociologici. Il sociologo: conoscenze e pratiche, promosso da Laposs (Laboratorio di Progettazione, sperimentazione e analisi di politiche pubbliche e servizi alle persone) e dal Dipartimento di Analisi dei Processi politici, sociali e istituzionali.

Il ciclo nasce con l'idea di creare momenti di riflessione sugli usi attuali della conoscenza sociologica. Quale è il contributo specifico della sociologia alle altre scienze sociali e come viene utilizzata dagli operatori del mercato, del diritto, della politica? Quali sono le domande squisitamente sociologiche che orientano indagini di marketing, analisi organizzative o l'erogazione di servizi? I seminari mirano innanzitutto a condividere le domande che altri saperi e altre scienze stanno attualmente rivolgendo alla spiegazione sociologica, ma soprattutto a focalizzare le risposte che questa spiegazione può ancora offrire alla comprensione e all'analisi dei fenomeni sociali. I problemi, le esperienze e le pratiche che verranno presentate sono volte così ad offrire strumenti per l'orientamento professionale e occupazionale dei laureati dei corsi orientati alla formazione sociologica.

Il primo seminario sarà incentrato sul tema IgNobel: la scienza che fa prima ridere e poi pensare e sarà tenuto dal prof. Cesare Garofalo, vincitore, insieme ai colleghi Alessandro Pluchino e Andrea Rapisardi del dipartimento di Fisica e Astronomia, dell'Ig Nobel per la sezione Management, per aver dimostrato, con un modello matematico, che le organizzazioni divengono più efficienti se le promozioni al personale vengono distribuite casualmente.

La ricerca è una rivisitazione del principio di Laurence Peter, che nel 1969 postulò la teoria secondo cui in ogni gerarchia un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompentenza. Il ragionamento è semplice: ad ogni dipendente viene affidato un compito, se il compito è svolto correttamente il dipendente sarà promosso e l’assegnazione di compiti e le promozioni andranno avanti fino a quando non si arriverà ad un livello di competenza, o incompetenza, tale che non sarà più possibile adempiere al proprio compito e ottenere in cambio la promozione. Basandosi così su questa teoria i tre ricercatori hanno rivisitato il principio di Peter e hanno ipotizzato scenari di promozione dei dipendenti che fossero basati in un caso sulla competenza per quel compito e sul miglior risultato, nell’altro assegnando le promozioni scegliendo casualmente tra i migliori e i peggiori dipendenti della società. La simulazione è stata realizzata prendendo in considerazione un campione di 160 dipendenti, classificati da parametri quali l’età e il livello di competenza, che viene individuato da caratteristiche quali la disponibilità, l’attenzione, l’efficienza, la produttività e la capacità di adempiere ad una nuova mansione sviluppando nuove abilità. La società, di carattere gerarchico, è organizzata in sei livelli, dove al sesto posto sono collocati i dipendenti che ricoprono una posizione che richiede il minimo livello di competenze, mentre al primo livello c’è a disposizione un solo posto che richiede il massimo grado di competenza. La conclusione non sarà rassicurante per tutti coloro che lavorano molto e bene nella speranza dell’ambita promozione: la società ha tratto i maggiori benefici non nel promuovere i migliori soggetti in termini di competenze, ma promuovendo casualmente i proprio dipendenti, oppure scegliendo di volta in volta a caso tra il migliore e il peggiore dipendente da assegnare a quella posizione.

Certo leggendo il titolo della ricerca e le sue premesse, un sorriso tende a stamparsi sul nostro volto, ma se ci fermiamo un attimo a pensare alla conclusione il sorriso lascerà il posto ad un amletico dubbio: per ottenere l’ambita e sospirata promozione dovrò impegnarmi e lavorare bene o aspettare che sia il turno di promozione del peggiore? La risposta, nel bene o nel male, va lasciata alla fortuna e alla nostra coscienza di dipendenti e lavoratori.

(13 dicembre 2010)

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