Giovedì 8 luglio alle ore 18,30 allaGalleria Roma (via Maestranza 110 Siracusa) sarà presentato un omaggio ad Herta Müller dal titolo Lo sguardo estraneo. Relatore sarà Salvo Sequenzia, interverrà Izabella Buccheri. L'ingresso è libero.
Penso che la letteratura nasca sempre da un vulnus, da una ferita, ed esiste una letteratura nella quale l'autore non sceglie il soggetto ma questo gli viene imposto dalla vita. Non sono la sola. (Herta Müller, Premio Nobel per la letteratura 2009).
Lo sguardo “dal margine”. Così potrebbe essere virato il titolo del libro di Herta Müller pubblicato nel 1999 (Der fremde Blick [Lo sguardo estraneo, trad. di Mario Rubino, con una nota di Adriano Sofri, Sellerio editore, Palermo 2009]).
Il margine, infatti, appare come il punto di osservazione privilegiato della scrittrice tedesco-rumena, ed ha innanzitutto un carattere geografico-spaziale, legato a quella zona ‘periferica’, alla enclave di lingua tedesca della provincia del Banato, dove la Müller è nata nel 1953. Ma ‘margine’, ‘periferia’ e ‘minoranza’ sono campi semantici che si aprono a comprendere una categoria esistenziale. Un adesivo con la scritta “Tutti gli uomini sono stranieri. Quasi dovunque” mette in moto in un testo del 1987 – l’anno in cui la Müller fa richiesta di espatrio nella Germania occidentale dopo essersi rifiutata di collaborare con la “Securitate” – una riflessione sull’idea di ‘minoranza’: «La parola ‘stranieri’ non mi ha fatto solo pensare a me. Ho pensato alla parola ‘minoranza’. A parte i pochi che rappresentano i diversi stati, sono molti a costituire una minoranza. […] E nella minoranza dei molti, di nuovo, delle minoranze. E dove ci sono due persone, uno dei due è una minoranza. Dove c’è una persona, questa è una minoranza di fronte alla sua vita e, dal momento che è solo, non riesce a resistere».
Il libro racconta, con una fredda e impietosa precisione quasi kantiana, la trasformazione psicologica che la protagonista subisce sotto l'influenza degli interrogatori reiterati dei servizi segreti romeni, nonché degli “incidenti” che si verificano nella sua vita a seguito, o come diretta conseguenza, di questi colloqui-tortura. Punto d'arrivo di tale percorso distruttivo è l'insorgere di ciò che l'autrice definisce lo “sguardo estraneo”, o “sguardo dal margine”, come altri hanno suggerito per rendere in italiano l'espressione der fremde Blick. Uno sguardo che non appartiene più all'innocenza dell'infanzia, e che si acquisisce con la ‘formazione’ somministrata dallo Stato comunista, una formazione che, progressivamente, trasforma gli uomini in «animali addestrati dal regime», deprivandoli della propria umanità.
Lo sguardo estraneo, più che un romanzo, è un diario-resoconto di una vicenda personale, biografica, privata, che diviene specchio di una condizione universale che riguarda, parimenti, intellettuali, scrittori, politici, gente comune; insomma, tutti coloro che sono stati soggetti alle persecuzioni di una dittatura. Tale condizione, nel tempo della narrazione del libro di Herta Müller, perdura negli anni, valicando la caduta dei regimi e l'avvento di ‘libertà’ e di democrazie, insediandosi – sedimentandosi – nelle pieghe del pensare quotidiano, nel sentire, nelle azioni, allenando la persona ad un vero e proprio ‘stato di paura’ continuo, opprimente, ossessivo, e ad una comprensione della realtà molto più profonda, quasi clinica, di quanti, invece, hanno vissuto un'intera vita in occidente, per i quali determinati aspetti della realtà risultano normali, scontati. Racconto lucido (di quella lucidità che scaturisce dall’abisso della disperazione e della pazzia), intensissimo, straziante, grido d’accusa crudo e dolente contro ogni potere e dittatura, Lo sguardo estraneo è un libro dentro cui ogni palpito e anelito di vita appare disfatto, spento, irrimediabilmente soffocato. Un libro senza speranza e disperante, che racconta il male così come è: reale, preciso, brutale. Orribilmente umano. Ogni pagina di questo libro è attraversata dal vento sferzante e implacabile di un dolore che a tratti s’impenna in un lirismo emozionante e accorato, e un istinto estremo incendia queste pagine con una forza dirompente, occulta, modulata in una narrazione lucida, incalzante, che denuncia l’inferno di una realtà sconvolgente e terribile e mette l’accento su una sofferenza insopportabile, con una scrittura dal ritmo teso, sbalzato, in grado di restituire con raffinato rigore il canto disperato di un universo profondamente calpestato e offeso.
Info: 0931/746931 - 0931/66960 (orario apertura Galleria) - cell.338/3646560 - corradobrancato@hotmail.com
(08 luglio 2010)