L'Università di Catania conferirà la laurea specialistica Honoris Causa in "Storia Contemporanea" al sen. Emanuele Macaluso.
La cerimonia si svolge lunedì 28 giugno alle 18, nell'Aula magna del Palazzo Centrale. Dopo il saluto del rettore Antonino Recca, la lettura della motivazione da parte del preside della facoltà di Scienze Politiche, Giuseppe Barone, e della laudatio da parte del prof. Rosario Mangiameli, ordinario di Storia contemporanea, il sen. Macaluso, politico, sindacalista e giornalista italiano, terrà la sua lectio doctoralis.
Emanuele Macaluso è nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924. Figlio di un ferroviere, studiò all’Istituto minerario dove conseguì il diploma. Nel 1941 aderì al Pci clandestino. In quegli anni svolse un'intensa attività antifascista con Gino Cortese, Pompeo Colajanni, Cologno Boccadutri, Nicola Piave e incontrò per la prima volta Elio Vittorini che venne a Caltanissetta per conto del centro del Pci. Conobbe e strinse un’amicizia, durata più di cinquant’anni, con Leonardo Sciascia.
Dopo la liberazione, nel settembre del 1944, accompagnò Girolamo Li Causi a Villalba per tenervi un comizio con Michele Pantaleone, e il capo mafia, Cologno Vizzini, con i suoi uomini spararono e lanciarono bombe a mano. Fu il primo tentativo di strage e il suo primo “incontro” con la mafia. Immediatamente dopo la liberazione si impegnò nel movimento sindacale, nelle prime elezioni amministrative, 1946, fu eletto consigliere comunale della sua città, e diresse la Camera del lavoro sino al 1947. Il movimento sindacale di Caltanissetta fu fra i più vivi della Sicilia e del Mezzogiorno. E Macaluso radunò, alla guida di quel movimento, un gruppo di giovani intellettuali che ebbero successivamente un ruolo nella vita politica siciliana e nazionale: Guido Faletra, Cologno Roxas, Aldo Costa, e altri. Nel 1947 si svolse a Caltanissetta il congresso regionale della Cgil con la partecipazione di Giuseppe Di Vittorio, il quel fu colpito dalla forza e dall’efficienza della Camera del Lavoro che l’ospitava. E fu lui a proporre Macaluso, che aveva 23 anni, segretario regionale della Cgil. Sono gli anni della lotta dei contadini per la terra, degli zolfatari per il lavoro, il salario e condizioni di vita decenti, e contro la mafia. Gli anni in cui fu data una spallata alla vecchia Sicilia feudale. A causa del suo impegno sindacale Macaluso subì molti processi, uno insieme a Pio La Torre per le occupazioni delle terre a Corleone in feudi controllati dal mafioso Luciano Liggio.
Nel 1951 venne eletto, nel collegio di Caltanissetta, deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana, rieletto nel 1955 e nel 1959. Nel 1956 lascia il sindacato per dirigere il Pci siciliano ed è eletto, all’8° congresso, nel Comitato Centrale.
Negli anni in cui diresse il Pci in Sicilia furono condotte forti lotte politiche e, nel 1958, si manifestò uno scontro duro tra l’opposizione di sinistra e il governo La Loggia sul tema dell’industrializzazione della Sicilia e il ruolo che in essa dovevano avere gli imprenditori siciliani. Lo scontro, nell’Assemblea Regionale Siciliana, si concluse con le dimissioni di La Loggia, la elezione a Presidente della Regione di Silvio Milazzo e la costituzione di un governo regionale che per la prima volta vide la Dc subire una scissione e collocarsi all’opposizione. Macaluso ebbe un ruolo rilevante in quel periodo e si affermò anche come uomo politico sul piano nazionale.
Dal gennaio 1960 è stato infatti membro della Direzione del Pci e successivamente, con Togliatti, Longo e Berlinguer nella segreteria. Ha diretto la sezione di organizzazione del Pci, la stampa e la propaganda e successivamente del Mezzogiorno. Eletto deputato nel 1963 e successivamente (dal 1976 e al 1992) al Senato. In tutti questi anni Macaluso intrecciò il suo impegno politico con quello di giornalista: dal 1946, collaborò con il quotidiano “La voce della Sicilia”, successivamente come editorialista dell’Unità e del settimanale Rinascita.
Dal 1982 al 1986 ha diretto L’Unità, innovando il giornale e introducendo per la prima volta la satira con le strisce di Sergio Staino (Bobo) e successivamente con un supplemento, diretto dallo stesso Staino, “Tango”. Dopo la direzione dell’Unità si è prevalentemente dedicato al giornalismo: tenne una rubrica sull’Unità, con una venatura critica (poi soppressa), è stato per molti anni editorialista del “Giorno” e del “Gazzettino di Venezia”, del “Riformista” e poi della “Stampa”, oggi è editorialista del “Mattino” di Napoli.
I temi della crisi delle classi dirigenti e del sistema politico italiano, della giustizia, della sinistra, e della sua confusa identità, sono stati i temi affrontati con più continuità. Dirige la rivista “Le Nuove Ragioni del Socialismo”, mensile da lui fondato nel 1995.
Ha scritto alcuni libri: “La mafia e lo Stato” Editori Riuniti; “I comunisti e la Sicilia” Editori Riuniti; “La Sicilia e lo Stato” Teti Editore; “Togliatti e i suoi eredi” Rubettino; “Da cosa non nasce cosa – temi dell’unità della sinistra” Rizzoli; con Paolo Franchi; “Andreotti fra la mafia e lo Stato” Rubettino; “La mafia senza identità” Marsilio; “50 anni nel Pci” Rubettino; “Al capolinea. Controstoria del Pd” Feltrinelli. E’ in corso di stampa da Feltrinelli “I comunisti e Leonardo Sciascia”.
(28 giugno 2010)