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Lupo

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Lunedì 7 maggio alle 21, alla sala Hàrpago, è in scena lo spettacolo scritto e diretto da Carmelo Vassallo: una favola metropolitana raccontata con un linguaggio sanguigno, in dialetto catanese

Lunedì 7 maggio alle 21, alla sala Hàrpago (via Vittorio Emanuele 67 a Catania), sarà in scena Lupo, scritto e diretto da Carmelo Vassallo e prodotto dall’associazione culturale Leggende Metropolitane.

Lupo, di Carmelo Vassallo, è una sorta di favola metropolitana raccontata con un linguaggio reale, terragno, sanguigno, un dialetto catanese che prende ritmi e gergalità diverse in bocca ai due personaggi.
Da una città ridotta scenicamente a pochi accenni emerge la storia tenera e violenta di due ragazzi di un quartiere popolare, Cocimo e Lupo, il primo interpretato dal bravissimo Savì Manna, è un ragazzino fragile, mite, soggiogato e abbagliato da personaggi più forti di lui, dalla madre ossessiva, e dalla spregiudicatezza di Lupo, vagabondo emarginato e un po’ selvaggio, interpretato dallo stesso autore.
Lo spettacolo, visionario e onirico, si gioca sull’alternanza continua di una dualità che coinvolge e oppone ogni forma che appare sul palcoscenico: la distinzione puramente spaziale fra balcone e strada finisce per rispecchiare metaforicamente l’opposizione fra apparenza e realtà o il distacco temporale passato/presente (l’azione vive in due estati a distanza di quindici anni l’una dall’altra).
L’amicizia tra i due ragazzi, talvolta attraversata da ombre e morbosità irrisolte, sale in un crescendo di tensione, per sfociare in tragedia, diventando legenda metropolitana, squarciando il velo di ipocrisia che spesso ci avvolge, avvolge anche noi, colpevoli di cecità e sordità di fronte alle parole smarrite, ai monologhi allucinati di ragazzi come Lupo e Cocimo che si parlano, ci parlano; parole segnate dall’incomunicabilità.
Come un metronomo secco e puntuale, il testo organizza il dramma dei due ragazzi; due tra i tanti che ogni giorno vediamo sfrecciarci accanto sui loro motorini fiammanti, fragili e spavaldi, ingenui e malandrini, teneri e arroganti, ululanti di rabbia e di dolore a una città che non ha interesse ad ascoltarli.
Lupo è stato il 1° segnalato al Premio Riccione per il Teatro 1997.

(07 maggio 2007)

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