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Senza titolo con sottotitolo. Quando il processo è metà dell'opera

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Da domenica 14 a sabato 20 marzo all'associazione culturale beBOCS presentazione mostra d'arte collettiva

Senza titolo con sottotitolo. Quando il processo è metà dell’opera è il nome della collettiva d'arte, a cura di Alessandra Ferlito, che verrà presentata domenica 14 marzo alle 19 negli spazi dell’associazione BOCS di Catania, dedicata alle pratiche di ricerca che stanno alla base dei lavori di Gabriella Ciancimino, Zoltan Fazekas e Alessandro Gagliardo (malastrada.film).

I tre progetti in mostra provengono da esperienze, maturazioni, livelli di percezione ed elaborazione differenti; diverse le origini degli autori, distanti i loro percorsi come le aspettative. Ciononostante, essi presentano delle indubbie affinità metodologiche e contenutistiche; sono supportati da una precisa progettualità e da solide basi teoriche; ma soprattutto rivelano un comune approccio alla ricerca, che vede nell’osservazione un momento fondamentale del processo creativo, e rintraccia nel processo stesso un potenziale (etico ed estetico) inaspettato. L’opera, in sostanza, sarebbe già insita nel processo di ricerca messo a punto per la sua realizzazione e, perché la ricerca possa risultare completa, è necessario partire da una attenta osservazione di tutti gli elementi in gioco.

L’osservazione è una pratica complessa. Richiede la concentrazione dell’attenzione su una specifica entità e l’estrazione, da quella entità, di specifiche informazioni. Talvolta l’osservazione assume il carattere della militanza, ed è proprio quello che sembra accadere nel caso di questa collettiva, se si considera il grado di coinvolgimento che si instaura tra l’autore, la sua materia d’indagine e il suo prodotto finale. Visto da questa angolazione, se non sfacciatamente scientifico, il movente che anima questi progetti artistici appare affine a quello delle sperimentazioni avviate negli ultimi decenni in ambito antropologico e sociologico. La natura sperimentale di ogni singola ricerca diventa, poi, lo spunto per concepire l’esperienza espositiva nel suo insieme come un ulteriore momento di indagine, collettiva e interattiva.

(14 marzo 2010)

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