Sabato 27 febbraio alle 19 alla Galleria Art'è (piazza Porta Gusmana, 10/11 - Acireale) sarà inaugurata la mostra Puglisi - Zuccaro. Parentesi da una collezione opere dal 1992 al 1998, a cura di Gianni Longo. La mostra sarà visitabile fino al 20 marzo.
Le esposizioni, a cura di Gianni Longo, comprenderà circa 20 opere dei due artisti siciliani (due delle più interessanti ed intense voci della pittura siciliana contemporanea) appartenenti al gruppo di Scicli. La mostra sarà corredata da una pubblicazione – Galatea Editrice - contenente le riproduzioni di tutte le opere in mostra e con testi di Piero Guccione, Franco Sarnari, Angelo Scandurra e dello stesso Longo. I protagonisti di questa mostra sono Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro, pittori che avvicinai sin dalla loro prima apparizione nel mondo dell’arte, era il “1994”, e ho sempre creduto profondamente nel loro talento e oggi per un destino amico li ritrovo, e questa manifestazione è il segno ancora una volta della nostra reciproca stima e amicizia.
Scandagliando l’opera di Giuseppe Puglisi, ci viene rilevato che non imita la forma ma la crea in sfumature cromatiche che coinvolgono l’osservatore. Non imita la vita, tuttavia ne trova una equivalente. E non mira all’illusione bensì a convincerci della realtà delle sue forme che guidano lo spettatore alla natura stessa dell’immagine.
Il disegno a volte precede il colore, quest’ultimo non vuol dire che sia più importante, cioè non necessariamente il disegno ha sempre bisogno della stesura del colore per raggiungere quella bellezza insolita e dimensione assoluta.
Tempo addietro, nello studio che divide con l’amico e collega Piero Zuccaro, ho potuto osservare Puglisi mentre fissava, ancora prima di toccarla, la tela bianca che gli stava davanti, poi con un colpo dopo l’altro di fusaggine che teneva fra le dita, con grandi linee e movimenti piuttosto decisi, tracciò sulla grande superficie bianca una figura. Era un disegno di un immagine al culmine della sottigliezza e precisione di gesto, un nudo che conferiva alla tela stessa che l’ospitava un fascino particolare: opera – quel disegno – che non ebbi più purtroppo la possibilità d’ammirare, poiché Puglisi pochi giorni dopo aveva iniziato la stesura del colore. Nei lavori presenti in questa mostra, come “La palma”, il dipinto del “Fayum”, si trovano quelle differenze sottili dei segni della matita o del pennello che fanno acquistare al dipinto un importanza determinante. Puglisi inoltre è un pittore dotato di una sensibilità non comune ed il “Faro”, dipinto del 1995, fortunatamente approdato assieme agli altri in questa esposizione, ci permette di osservare una composizione inconsueta e piena di estro. Questo piccolo – grande quadro portò il suo autore, nell’aprile del 2002, a scrivere: "oggi che forse son un po’ più maturo, mi riconosco ancora in quel piccolo “Faro” maturato prima di me".
La scena già definita nel disegno, Puglisi la traduce in una serie di eventi cromatici che più si osservano tanto più sono le possibilità interpretative che si dischiudono, dipinti in cui l’autore non mira alla resa di un’immagine ben definita, né si lascia guidare soltanto dalla figura così com’è vista, inoltre il colore è percepito pure nel processo del suo formarsi come effetto della luce. Quest’ultima non ha origine fisica, né una sorgente, ma da protagonista arriva e costruisce rilevando in una materia preziosissima l’immagine: anzi è l’immagine.
Anche Piero Zuccaro è un’esponente che si evidenzia nel “Gruppo di Scicli”. La sua pittura alle due dimensioni della tela sembra aggiungere una terza da cui si origina una profondità segreta che non si può conoscere nella sua assenza, ma dentro alla quale qualcosa di inaspettato sembra venir fuori dalla superficie del colore. Anni addietro ho avuto l’opportunità d’osservarlo mentre dipingeva, ed una musica di Lucio Dalla gli teneva compagnia, e sono rimasto attonito dalla sua sorprendente immediatezza con cui la sua mente aderiva ai suoi impulsi che venivano trasmessi sulla tela, dove cioè pennellate intrise di gestualità sferzante distorcevano le forme delle cose per inventarne altre. L’autore inoltre realizza, una straordinaria fusione di natura e pittura, quest’ultima anche materia in cui l’essenziale più che mostrato è reso intuibile, magari con accenni, ne fanno testimonianza “I Riflessi”,”La casa rosa”, “La grande gru”. Zuccaro tematizza la forma fino alla sua disgregazione che rende concreta al punto da convincersi persino che sia naturale , forma pittorica che l’autore vede come valore in sé. In questi lavori, realizzati dal 1992 al 1998, l’immagine appare vicina eppure irraggiungibile, compare e scompare al tempo stesso , l’osservatore scopre dei valori ch però gli sfuggono, e quanto più si cerca d’afferrare il rappresentato tanto più diventa inafferrabile , e il compreso incomprensibile proprio là dove la luce scheggia “ la natura che in quanto oggetto è limitata, in quanto idea è infinita”, ossia l’essenza della nature nella misteriosità del colore..
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(27 febbraio 2010)