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Searching for Neighbours

Venerdì 2 e sabato 3 ottobre, convegno organizzato dalla cattedra di Psicologia sociale (dipartimento di Processi formativi) nell'ambito del Progetto Sefone

Si svolge a Catania venerdì 2 ottobre nella sede dell'istituto comprensivo “Campanella-Sturzo” di Librino (ore 9), e a seguire all'istituto alberghiero “Karol Wojtyla” di Monte Po (ore 11), e sabato 3 ottobre ore 9 all’Auditorium del Monastero dei Benedettini il convegno Searching for Neighbours

La manifestazione prende le mosse dal progetto europeo SeFoNe (Searching for Neighbours) del quale l’Università di Catania, rappresentata dal prof. Orazio Licciardello, ordinario di Psicologia sociale e responsabile scientifico, e dalla dott.ssa Daniela Damigella, in qualità di ricercatrice, è partner, insieme alle Università di Southampton (Uk), Bern (Svizzera), Chemnitz (Germania), l’Intercollege di Cipro e l’Accademia di Scienze di Budapest.

Per il programma della manifestazione clicca qui

Nell’ambito del processo di allargamento dell’Unione Europea, tale progetto si propone di verificare scientificamente le condizioni funzionali a costruire rapporti di buon vicinato tra le popolazioni degli stati nazionali dell’Ue e tra quelle che convivono all’interno dei medesimi. Nello specifico, l’obiettivo consiste nell’esplorare e confrontare modelli di vicinato, focalizzando l’attenzione sulle prospettive emergenti e sulle buone prassi relative a tre sfere della realtà della nuova Europa: “zone di confine” di tipo geo-politico della nuova Ue; esperienze di confine mentale in regioni multiculturali dell’Ue; esperienze di confine mentale e geo-politico in reti transnazionali. Quanto detto poggia sull’ipotesi secondo cui, nelle relazioni tra Stati confinanti e tra soggetti differentemente connotati per appartenenza socio-culturale, è impossibile capire i processi che creano barriere a rapporti di buon vicinato e quelli che, invece, li favoriscono, se non si comprendono e se non si affrontano gli ostacoli creati dalle divisioni mentali/simboliche, laddove esse ricorrono.

La ricerca condotta dall’Università di Catania - dipartimento di Processi formativi - cattedra di Psicologia sociale - afferisce alle esperienze di confine mentale in regioni multiculturali dell’Ue ed è stata realizzata nella città di Catania che, ormai da decenni, può essere considerata una realtà territoriale multiculturale, caratterizzata dalla coesistenza di persone con differenti background culturali che condividono i medesimi spazi fisico-geografici, ma che sono, talvolta, separate da barriere mentali, cioè pregiudizi e stereotipi che si sostanziano in comportamenti e in atteggiamenti più o meno palesemente conflittuali. In questi casi il semplice "contatto" tra diversi non è sufficiente a ridurre le ostilità e le diffidenze reciproche, anzi, talvolta, può esacerbarle. Per tale ragione l’attività di ricerca condotta non ha avuto soltanto l’intento di meglio comprendere le complesse dinamiche che caratterizzano le relazioni tra immigrati e catanesi, ma si è proposta, altresì, di promuovere, anche in sinergia con altre realtà Istituzionali (le scuole e il Comune di Catania), una progettualità funzionale a un possibile cambiamento orientato verso reali processi di integrazione.

In questo quadro si iscrive anche il progetto “Mediterraneo chiave dell’integrazione in una scuola di comune appartenenza”, frutto della partnership tra Università di Catania (dipartimento dei Processi Formativi, cattedra di Psicologia sociale); Comune di Catania (Assessorato alla Famiglia P.O. Progetto Immigrati, Casa dei Popoli); Istituto comprensivo “Campanella-Sturzo”; Istituto professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Karol Wojtyla”.

Punto di partenza è il Mediterraneo, realtà complessa e articolata, ma certamente luogo e metafora dell’incontro, dello scambio e del meticciamento fra i gruppi sociali che su questo bacino si affacciano. In particolare, il cibo come possibile strumento di mediazione culturale e la definizione di modelli e processi educativi funzionali ad affrontare efficacemente la problematica del rispetto e del “riconoscimento” hanno costituito il focus di tale progetto, svolto allo scopo di verificare scientificamente l’effetto del ‘contatto culturale’ sulla riduzione degli atteggiamenti pregiudiziali, mediante l’attivazione di laboratori di cucina mediterranea condotti da due chef tunisini (Mohamed Ben Ahmed e Mansour Adouani), l’articolazione di programmi didattici specifici in classe, l’approfondimento delle tematiche trattate durante incontri ad hoc tra i docenti coinvolti e il personale specializzato della Casa dei Popoli.

Gli esiti, complessivamente positivi, del progetto rilevano, comunque, l’esigenza di interventi formativi di lungo respiro e basati sulla consapevolezza che la scommessa sui nuovi processi educativi diventa fondamentale se si intende concorrere a costruire una “nuova scuola per una nuova società”.

(02 ottobre 2009)

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