Venerdì 11 settembre alle 21 alle Fabbriche Chiaramontane (Piazza San Francesco 1 - Agrigento) si inaugura Il luogo di un vuoto, la personale d'arte contemporanea dedicata a Piero Vignozzi. La mostra a ingresso libero sarà visitabile fino al 30 ottobre.
E’ dedicata a Piero Vignozzi, uno dei più lirici e sensibili autori contemporanei italiani, la personale ospitata alle Fabbriche Chiaramontane, spazio consacrato all’arte e alla cultura dagli Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento. Si tratta di quaranta opere che ripercorrono il vissuto degli ultimi trent’anni dell’artista toscano: un racconto a matita, pastelli e olio che il curatore dell’evento, Antonio Sarnari, vicino ai progetti delle Fabbriche Chiaramontane ha intitolato “Piero Vignozzi. Il luogo di un vuoto”.
A spiegare le ragioni che hanno portato gli Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento ad aprire le porte delle Fabbriche Chiaramontane a un’artista come Vignozzi è il presidente, Antonino Pusateri: “Già Guccione in passato ha sottolineato la grande apertura dell’arte contemporanea siciliana ‘ad altri mondi’, incoraggiando la pienezza del confronto intellettuale ed artistico. Con questo debutto del fiorentino Piero Vignozzi – prosegue Pusateri - abbiamo l’ambizione di far rivivere le immagini di un’esistenza vissuta in altri luoghi con la convinzione che forti elementi di complementarità cattureranno l’attenzione del pubblico siciliano”.
“Vignozzi – aggiunge Sarnari, che insieme all’autore ha selezionato i brani di pittura della mostra di Agrigento – porterà in Sicilia i colori della sua Toscana, la tensione del suo sguardo, la suggestione delle sue lunghe riflessioni, del suo parlare tonante. La sua arte è tutta in quel tradurre le cose attorno a sé in polvere del tempo, in materia di vuoto. Un tempo che senza protagonismi trapassa gli oggetti per diventare una nebbia della memoria”.
Il catalogo della mostra “Piero Vignozzi. Il luogo di un vuoto” - edito dagli Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento – contiene gli interventi di Pusateri, Sarnari e del critico d’arte Guido Giuffrè che dell’opera di Vignozzi, da lui già definita “crepuscolare”, dice: “La tensione poetica è alta. Pochi oggi conquistano con altrettanto malioso senso del tempo, delle sue leggi sfuggenti e impietose, con siffatto acre, quietamente crudele languore. Vignozzi soffonde le trasparenze e affila il nitore del cristallo; spicca i suoi dati ad uno ad uno ma li riveste di inafferrabile incanto: fonde sapientemente la flagranza dell’ora e la sua lunga eco insondabile”.
Piero Vignozzi (Firenze, 1934), assai apprezzato nel panorama artistico italiano è oggi considerato dal mondo della critica, tra questi Raffaele Monti, uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea. Interprete di un linguaggio intimistico, nel quale oggetti umili e “frammenti di quotidianità” scandiscono un racconto di vita vissuta, evitando di dare espressione ad un distaccato e astratto simbolismo, ma rimanendo invece costantemente fedele alla descrizione della realtà, che si svela e al contempo scompare dietro la patina opaca del ricordo. Scorci di cortili silenziosi, gomme arrotolate, cannelle, vecchi muri, finestre, fiori recisi, oggetti, tra i più disparati, che sebbene usurati dal tempo e in gran parte dimessi, appartengono in ogni caso alla dimensione quotidiana di un vivere semplice, e giardini dall’aspetto quasi magico, dove sculture antiche si mescolano alla vegetazione incolta tipica dei parchi di ville abbandonate, sono, nelle opere di Vignozzi, protagonisti di immagini che essenziali e austere, divengono attimi di intima memoria, capaci di provocare malinconiche, nonché poetiche suggestioni, congeniali in entrambi i casi al carattere e alla formazione dell’artista. Dopo avere avuto una fase formativa decisamente anomala e avere vissuto l’esperienza informale, che ha caratterizzato la sua pittura al momento degli esordi, Vignozzi, artista approdato lentamente all’arte odierna, ha affrontato durante gli anni Sessanta un particolare periodo pop, maturando il delicato e raffinato linguaggio attuale a partire dal 1974. E’ questo l’anno in cui, in occasione di una mostra, apparvero i “cimeli di un mondo sommerso” e di un universo mentalmente ricomposto: dalla morsa al seghetto, alla gomma verde e ai muri corrosi di un cortile, che per l’artista evoca anche i giochi semplici, i sentimenti e la spensieratezza dell’infanzia. Muovendosi tra il passato e la realtà presente, la pittura di Vignozzi costituisce una rassicurante forma di continuità rispetto alla tradizione figurativa toscana, recuperando nelle opere di piccole dimensioni il sapore dei quadri macchiaioli.
(11 settembre 2009)