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La fanciulla, il diavolo e il mulino

Giovedì 25 giugno, alla Casa di Reclusione di Augusta, il laboratorio “Tradurre per la Scena” della facoltà di Lettere, presenta in anteprima lo spettacolo teatrale di Olivier Py
Giovedì 25 giugno, nell’ambito di un incontro organizzato alla Casa di Reclusione di Augusta dalla Biblioteca Comunale di Siracusa, il laboratorio “Tradurre per la Scena” della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, presenterà in anteprima lo spettacolo teatrale La fanciulla, il diavolo e il mulino di Olivier Py.

L’iniziativa è volta a valorizzare il lavoro sulle forme dell’arte, nello specifico del teatro, nelle carceri di reclusione, come momento fondante dell’attività trattamentale, nonché come elemento di gioco e di riflessione; vede coinvolti gli studenti della facoltà di Lettere di Catania con il testo tradotto da Nina Guglielmino e messo in scena dall’intero gruppo che costituisce il secondo ciclo di “Tradurre per la Scena”. Gli allievi hanno lavorato in gruppo per circa sei mesi, impegnandosi poi nelle prove per la messa in scena finale. Tutti i partecipanti sono studenti della facoltà di Lettere.

Gli attori che interpretano la commedia sono Salvo Baio, Lia Basile, Anna Bellia, Nina Guglielmino, Valeria Iacono, Mariagrazia Licata, Giuseppe Randazzini, Marco Sciotto, Laura Zerbini. La regia è di Salvo Gennuso. Consulenza scientifica di Cetty Rizzo.

Il testo, che debutterà poi il 2 luglio nel chiostro del Monastero dei Benedettini, è in prova anche presso la struttura carceraria con i detenuti che partecipano al progetto “teatro in carcere”; è quindi sembrato necessario porre a confronto i due lavori, offrendo ai detenuti-attori un metro di paragone e la possibilità di confrontare il loro lavoro di ricerca con quello fatto dagli studenti. In quest’ottica è senza dubbio meritoria la volontà degli allievi di “Tradurre per la Scena” di voler proporre lo spettacolo in carcere, incontrando i detenuti e regalando una parte del loro lavoro. In questo senso la ricerca teatrale, il lavoro sul testo e sulla scena, l’applicazione nella prassi attorale non rimangono fasi scisse dall’impegno sociale, e trasformano un’esperienza culturale profonda in un momento di engagement, restituendo al teatro, e a chi lo fa, il suo significato originario, di promozione dell’attività dello spirito come momento di crescita e cambiamento.

Il laboratorio “Tradurre per la Scena" promuove la ricerca sulla prassi attorale e sulla traduzione, nonché la ricerca e la diffusione dei nuovi autori di area francofona non ancora pubblicati in Italia; al momento è impegnato nello studio dei testi di Mouawad, Ribes e Azama.

(25 giugno 2009)


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