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Doppio Linguaggio

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Sabato 27 giugno alle 17 alle Fabbriche Chiaramontane (Agrigento) inaugurazione della mostra di Renzo Bellanca. Ingresso libero, fino al 30 agosto
Renzo Bellanca - Ritratto 35° Parallelo Flusso di vita fossile

Sabato 27 giugno alle 17 negli spazi espositivi delle Fabbriche Chiaramontane  (piazza San Francesco 1 - Agrigento) - restaurati e consacrati a galleria permanente dagli Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento - si inaugura la mostra di Renzo Bellanca Doppio Linguaggio. Una mostra-evento che, come suggerisce il titolo, conduce il visitatore in un viaggio parallelo fatto di segni, l’arte di Bellanca, e di parole, i brevi racconti che da ogni opera scaturiscono e della quale condividono il titolo come pretesto narrativo. A dare corpo alle parole sono alcuni fra i più affermati scrittori contemporanei molti dei quali siciliani: Gaetano Savatteri e Luigi Galluzzo (con Bellanca ideatori del progetto), Roberto Cotroneo, Luigi Galluzzo, Fabrizio Falconi, Giosuè Calaciura, Davide Camarrone, Giacomo Cacciatore, Amara Lakhous, Paola Pastacaldi, Lia Bellanca. La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 30 agosto (escluso 15 e 16 agosto).

Curata dallo storico e critico d’arte spagnolo Juan Carlos García Alía, Doppio Linguaggio in questa seconda edizione è ospitata nel celebre complesso architettonico chiaramontano di Agrigento (comprende una chiesa e un convento nel tipico stile del XIV secolo) e si arricchisce di alcuni soggetti inediti realizzati dall’autore nell’ultimo anno. “Ci piace privilegiare quegli artisti conterranei – spiega Antonino Pusateri, presidente degli “Amici della pittura siciliana dell’Ottocento” - che, pur attivi fuori, mantengono le “radici” con l’isola. Che sono sempre impregnati, cioè, di quella “sicilianità” che non è certo l'appartenere ad una scuola. Piuttosto a un modo di essere e di fare, nella fattispecie di fare arte”.

Al visitatore Doppio Linguaggio si presenta come un dialogo tra due arti, la pittura e la letteratura, in un gioco di rimandi, simboli e allegorie in cui la letteratura trae ispirazione dal testo pittorico che, a sua volta, si arricchisce di nuovi significati e di originali suggestioni evocate da prosa e poesia. “Ho chiesto a ognuno degli scrittori – spiega Bellanca - di scegliere un’opera e di dedicarvi un breve racconto che avesse come tema lo stesso titolo. Ne è venuto fuori un percorso narrativo assolutamente originale: nessuno poteva immaginare cosa e come lo scrittore avrebbe letto e interpretato le mie opere”.

Siciliano di Aragona (Ag), residente a Roma da più di vent’anni, Renzo Bellanca possiede una tecnica personalissima, frutto di un’elaborata ricerca artistica e di una profonda indagine sulla materia intesa non come puro mezzo di rappresentazione ma come metafora delle esperienze di vita vissuta nella quale, si deposita e si stratifica, il flusso inarrestabile di continue coesioni e di incessanti trasformazioni.
“Ho visto lavorare gli archeologi nei siti – racconta – e quel loro intercettare e scoprire, strato dopo strato, epoca dopo epoca, la storia di un popolo mi ha affascinato. Uso conglomerati di sabbia e resina, stucchi sintetici e calce, e procedo con una lavorazione simile all’affresco, anche se il mio non lo è. E poi, con strumenti incisori e abrasivi, riporto alla luce la materia”. Materia che è spesso fonte di ispirazione: così la sabbia e la pietra di Lampedusa per “35° parallelo”, la sabbia della Valle dei Templi per “Quiete sospesa”, così i silicati raccolti in Spagna per “Flusso di vita fossile”.


Renzo Bellanca, nato ad Aragona (Ag) nel 1965, artista, scenografo cinematografico e docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, vive e lavora a Roma da oltre vent’anni.
Dopo l’Istituto d’Arte di Agrigento si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove consegue la laurea in Scenografia. In questo periodo si consolidano le due strade di primario interesse di Bellanca: il lavoro di artista, che dialoga con l’esperienza scenografica, e il lavoro di scenografo, che da li a poco eserciterà con successo trasferendosi a Roma dove collabora con importanti registi e attori della scena italiana e internazionale. Espone a Roma al Chiostro del Bramante con una mostra personale, al Museo d’Arte contemporanea di Ourense in Galizia sempre nell’ambito di un importante mostra a lui interamente dedicata, al Moma 56 di Madrid, e in diverse esposizioni collettive a Roma, Bologna, Venezia, Milano, Viareggio, Campobasso, Frosinone, Anagni, Cassino, Fiuggi, Altri, Isernia, San Mauro Pascoli, Foggia. Hanno scritto di lui: Juan Carlos García Alía, Loredana Rea, Dante Bernini, Luigi Galluzzo, Gaetano Savatteri, Fabiana Mendia, Laura Delli Colli, Rocco Zani, Ivana D’Agostino, Xabier Limia de Gardòn, Jeronimo Martel.

 

(27 giugno 2009)

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